Grecia Sull'isola di Lesbo vivono 2mila migranti in condizioni di sofferenza

SDA

3.12.2021 - 16:27

Foto simbolica (archivio)
Foto simbolica (archivio)
KEYSTONE

Circa 2.200 migranti e rifugiati vivono sull'isola greca, in condizioni inadeguate e non dignitose, nel terrore di essere rimandati indietro. È la fotografia scattata da Medici Senza Frontiere, che sull'isola fornisce assistenza medica e psicologica ad adulti e bambini.

3.12.2021 - 16:27

Il centro di Kara Tepe, si legge in un comunicato dell'ong, è simile a una prigione per le sue recinzioni e la presenza massiccia delle forze dell'ordine. D'inverno le persone sono esposte a venti gelidi e a ogni tipo di condizione atmosferica perché sorge a ridosso del mare. I bagni chimici sono in cattive condizioni, mentre le poche docce disponibili non hanno l'acqua calda. Le persone possono uscire dal campo per emergenze sanitarie o altri motivi medici, altrimenti hanno solo 3 ore a testa di libertà, due volte a settimana. «Le politiche di contenimento mettono a rischio la salute delle persone, costringendole a vivere in una condizione paragonabile a una prigionia, con conseguenze devastanti», dichiara Augusto Cezar Meneguim, responsabile medico di Msf a Lesbo.

Tra gennaio e ottobre 2021, le squadre di medici e psicologi di Msf hanno assistito circa 70 bambini con disturbi psicologici. Più della metà soffre di disturbi post-traumatici da stress, molti presentano ansia e depressione. Quasi la metà di loro ha assistito a episodi di violenza o omicidi (40%), in molti hanno vissuto almeno un episodio che ha messo a rischio le loro vite (44%). Circa il 20% dei pazienti ha subito abusi o maltrattamenti. Msf ha trattato centinaia di sopravvissuti a violenza, maltrattamenti e tortura, che non sono stati riconosciuti dalle autorità e non hanno ricevuto nessun tipo di supporto. Al contrario, sottolinea l'ong, sono stati messi in condizioni che acuiscono i traumi vissuti.

«Queste persone non possono guarire fintanto che vivranno nel campo», conclude Meneguim di Msf. «La loro sofferenza è il risultato dell'ossessione dell'Ue e della Grecia di fermare la migrazione a ogni costo, ed è completamente evitabile. È giunto il momento che i leader europei pensino a come proteggere e assistere le persone in difficoltà, invece che bloccarle, dissuaderle e rimandarle da dove sono venute».

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