Parità donna-uomo L'esperto: «Il discorso sulla virilità tossica non decolla»

hm, ats

23.11.2023 - 19:40

Dieci anni or sono Markus Theunert è stato preposto per le questioni maschili del canton Zurigo.
Dieci anni or sono Markus Theunert è stato preposto per le questioni maschili del canton Zurigo.
Keystone

Malgrado le nuove sensibilità in materia di orientamento sessuale il discorso di fondo sull'essenza dell'essere un maschio, al giorno d'oggi, non decolla.

Keystone-SDA, hm, ats

Ne è convinto l'attivista per l'uguaglianza e consulente Markus Theunert, che vuole convincere l'uomo medio a emanciparsi, a suo avviso per il bene della sua stessa salute, della democrazia e del pianeta.

«La sensibilità verso le identità non binarie e trans è effettivamente aumentata, ma non vedo un collegamento con il discorso sulla mascolinità, non si muove quasi nulla nel mainstream», afferma il 50enne in un'intervista pubblicata oggi dalla WochenZeitung (WoZ).

«Nella società non c'é la volontà di criticare il patriarcato»

«Il problema di fondo mi sembra essere che questo discorso esiste – parola chiave: virilità tossica – ma è spietatamente superficiale.»

«Non vedo nella società la volontà di affrontare la critica del patriarcato e della mascolinità come una riflessione sistemica, di collegarla alla questione di un approccio sostenibile alle basi naturali della vita, di illuminare l'inconscio androcentrico, cioè centrato sulla mascolinità, per esempio nella politica di parità di genere.»

«Dalle istituzioni non arriva nulla in questa direzione. E non ci sono quasi uomini che fanno della mascolinità una questione pubblica».

È solo una questione di tempo?

«C'è un diffuso malinteso», argomenta il direttore operativo di Männer.ch, federazione svizzera di associazioni progressiste maschili.

«Se le idee tradizionali su come dovrebbe essere un uomo sono così pesantemente criticate e così evidentemente disfunzionali, allora dovrebbero essere presto superate; i padri sono oggi più presenti, gli uomini stanno acquisendo competenze emotive, sono più capaci di lavorare in gruppo e così via, si direbbe quindi che è solo questione di tempo prima che il vecchio si estingua e il nuovo diventi egemone».

«Credo però che questo assunto sia completamente fuori dalla realtà», mette in guardia l'intervistato.

Gli uomini ricevono messaggi contraddittori

«Le norme della virilità tradizionale sono ovviamente dannose per la salute e mettono in pericolo la democrazia, ma non mi sembra che questa consapevolezza abbia colpito gli uomini in modo generalizzato e li abbia spinti a metterle in discussione in modo approfondito».

«Molti uomini sono intrappolati in una sorta di vuoto, perché sono esposti a messaggi contraddittori: le norme tradizionali sono ancora valide, quindi tutto funziona come sempre. Ma ci sono anche molte nuove regole, per cui tutto dovrebbe essere diverso. Questo crea molta confusione e rabbia, perché la maggior parte degli uomini non sa come gestire questa tensione».

La parità di genere così come proposta non va bene

Secondo Theunert la persistenza del modello tradizionale è evidente anche nella politica di parità di genere.

«Vorrei sottolineare che non critico il prezioso lavoro che viene svolto in questo ambito – soprattutto dalle donne – ma la missione politica che vi sta dietro.»

«Credo sia importante identificare chiaramente l'approccio androcentrico della politica di parità di genere: l'uguaglianza si basa sul presupposto che esista uno standard, la mascolinità, e una deviazione da questo, la femminilità.».

«Non è solo il concetto binario a essere problematico, ma anche l'approccio quantitativo: come se il problema non fosse il sistema patriarcale in quanto tale, ma 'solo' la mancanza di giustizia distributiva».

«In questo modo, le donne vengono addestrate esclusivamente a orientarsi verso una biografia occupazionale maschile e un comportamento di consumo maschile», prosegue lo specialista con studi in psicologia e sociologia.

Una donna con un'auto di lusso non è un progresso

«Non rimprovero le donne che possono permettersi un'auto decappottabile perché hanno uno stipendio elevato, ma mi rifiuto di vedere questo come un progresso in una prospettiva più ampia».

A tale proposito l'esperto avanza l'esempio della Svezia, unico paese al mondo in cui ci sono più fumatrici che fumatori.

«Lo trovo così esemplificativo. L'aspettativa di vita di donne e uomini era più o meno la stessa all'inizio del XIX secolo, poi il divario è aumentato fino a quando, negli anni '80, gli uomini sono morti in media sette anni prima. Ora il divario si sta riducendo di nuovo, soprattutto perché le donne hanno iniziato a mettere in atto comportamenti rischiosi e dannosi per la salute paragonabili a quelli degli uomini».

«L'uguaglianza non può essere separata dalla giustizia sociale», sostiene l'autore di diversi libri (l'ultimo: «Jungs, wir schaffen das», Kohlhammer, 2023). «Se alla fine le donne privilegiate sono uguali agli uomini privilegiati, ma la disuguaglianza sociale è aumentata, allora questa non è l'uguaglianza che voglio».

Si dovrebbero eliminare i privilegi strutturali maschili

«La struttura patriarcale del nostro mondo è così onnipresente che è quasi impossibile criticarla o attaccarla», insiste Theunert.

A suo avviso si tratta di sopprimere quello che è un privilegio maschile. «Il primo passo sarebbe quello di riconoscere che gli uomini godono di privilegi strutturali, anche se non sono personalmente privilegiati. Questo viene anche definito il dividendo patriarcale: gli uomini traggono vantaggio dal sottomettersi alle norme patriarcali. E, in un secondo momento, che è loro responsabilità occuparsene responsabilmente.

«Se gli uomini facessero almeno questo, non si sentirebbero più attaccati personalmente da una discussione come quella sulla mascolinità tossica, perché sarebbero in grado di riconoscere che si tratta di strutture e del loro ruolo sociale».

Si dovrebbe ascoltare la parte bisognosa

«Credo che riconoscere il proprio privilegio strutturale sia la migliore protezione contro il risentimento antifemminista», si dice convinto l'esperto, che nel 2012 è stato anche brevemente preposto alle questione maschili del canton Zurigo, prima figura di tal tipo nell'area tedescofona.

«Spesso spiego il problema con un'immagine: un uomo è allo stesso tempo prigioniero e guardiano della propria cella. Non ha bisogno di un'autorità esterna per rinchiudere tutto ciò che potrebbe essere poco virile, come il disagio».

«Il grande processo di sviluppo consiste nell'entrare in contatto con la propria parte bisognosa imprigionata e nell'ascoltarla».

E le nuove generazioni?

Ma con le nuove generazioni – chiede il giornalista della WoZ – le cose stanno migliorando?

«Il numero di persone rinchiuse si riduce, i muri si assottigliano, ma il meccanismo rimane lo stesso», risponde Theunert.

«La socializzazione maschile porta all'auto-alienazione. Perché per i ragazzi è ancora troppo rischioso mostrare il proprio bisogno e la propria vulnerabilità. Appartenere al gruppo dei 'veri ragazzi' è più importante che essere fedeli a se stessi. Questo è il dramma primordiale», conclude.