Arte Nuova esposizione su Tinguely a Basilea

dosp, ats

7.2.2023 - 14:21

L'ultima opera acquisita dal Museo Tinguely "Éloge de la folie" del 1966.
L'ultima opera acquisita dal Museo Tinguely "Éloge de la folie" del 1966.
Keystone

«La roue = c'est tout» è il nome della nuova presentazione della collezione di opere di Jean Tinguely nel museo omonimo a Basilea. Per la prima volta in 25 anni, le creazioni dell'artista occupano tutto il pianterreno dell'istituzione.

7.2.2023 - 14:21

Subito dopo l'entrata, si viene accolti da una nuova acquisizione del museo, l'opera monumentale di Tinguely «Éloge de la folie», che occupa un'intera parete. L'artista la costruì nel 1966, basandosi sull'"Elogio della follia» di Erasmo, come scenografia per una produzione di balletto di Roland Petit a Parigi.

L'affascinante opera, simile a un rilievo ma in grande formato, era rimasta imballata nelle casse di una collezione privata per vent'anni. Il collezionista, che nel frattempo è morto, ovviamente non sapeva cosa farne, ha dichiarato oggi il direttore del museo e curatore della mostra Ronald Wetzel durante una visita per i media. I progetti sfusi, spesso incompleti, non sono sufficienti per essere ricostruiti. Per questo sono necessarie anche esperienza e intuizione.

L'opera ha potuto essere acquistata grazie al contributo di Roche, che è donatrice del museo. La creazione in questione fa riferimento, sotto due aspetti, a pietre miliari dell'opera di Tinguely: ai primi lavori in rilievo che seguono nella prima sala espositiva e alle numerose collaborazioni con altri artisti che Tinguely ha sempre sostenuto.

I primi anni innovativi

La nuova esposizione della collezione inizia con gli anni innovativi dal 1954 al 1959, che Tinguely ha passato con la sua allora moglie e collega artista Eva Aeppli a Parigi. Qui si possono ammirare le cosiddette «Méta-Méchaniques», raffinati rilievi cinetici, che mettono in movimento dipinti astratti o oggetti nello stile di Malevich, Calder o Kandinsky e che ne portano anche i rispettivi nomi.

Si prosegue con le famose caotiche installazioni con rottami degli anni '60 che diedero fama a Tinguely. E con le grandi opere performative nere, che hanno attirato molta attenzione con le loro ampie sequenze di movimenti.

Una sezione dettagliata della mostra documenta le collaborazioni di Tinguely, alcune delle quali spettacolari, e infine, nell'ultima grande sala espositiva, ci si imbatte nelle gigantesche Méta-Harmonies, che – come è stato rivelato a margine della visita – sono tra le preferite dai visitatori più giovani del museo.

dosp, ats