Dalla Russia con amoreUna spia di Putin infiltrata nel comando della Nato a Napoli
SDA
26.8.2022 - 17:01
Si è fatta chiamare per anni Maria Adela Kuhfeldt Rivera. Sotto queste mentite spoglie è riuscita a Napoli, come nessuna spia russa prima di lei, a infiltrarsi per anni ai vertici della NATO. Non si sa se e quali segreti militari abbia potuto trafugare. La storia di Olga Kolobova, che oggi vive a Mosca, è stata ricostruita da quattro giornali, tra cui Repubblica.
26.08.2022, 17:01
26.08.2022, 18:39
SDA / pab
Un'inchiesta condotta per dieci mesi dal quotidiano Repubblica insieme al sito investigativo olandese Bellingcat, al popolare settimanale tedesco Der Spiegel e a The Insider, quotidiano online russo specializzato in giornalismo investigativo, ha ricostruito la missione segreta di quella che viene definita «la protagonista della più clamorosa operazione d'intelligence» realizzata dalla Russia in Italia. Lo riportano oggi i siti online degli autori dell'indagine.
«La nostra inchiesta, afferma Repubblica non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici. È però entrata in contatto con figure chiave della Nato e della Marina statunitense: nessun agente russo era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell'Alleanza atlantica».
L'infiltrazione in Occidente della trentenne conosciuta con il nome di Maria Adela Kuhfeldt Rivera è iniziata nel 2006.
«La traccia principale che la collega ai servizi segreti di Mosca, spiega Repubblica, è il passaporto russo usato per entrare in Italia nel 2006: appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli agenti segreti del GRU, l'intelligence militare agli ordini del Cremlino».
A Olga Kolobova è stata assegnata l’identità complessa di Maria Adela Kuhfeldt Rivera. Ha infatti raccontato di essere figlia di un tedesco e di una peruviana. Ha fatto una richiesta formale di cittadinanza peruviana, respinta dalle autorità locali perché corredata da un certificato di battesimo visibilmente falso.
La missione a Napoli
La spia, che dopo l'episodio peruviano non ha modificato le sue generalità, in Italia ha giustificato il suo passaporto russo del 2006 con un racconto ancora più inverosimile.
Ha detto che la madre, recatasi a Mosca per le Olimpiadi del 1980, era dovuta tornare in patria di corsa per un problema familiare e che l'aveva affidata ad amici russi, da cui non era più tornata a recuperarla. I genitori adottivi si sarebbero poi resi colpevoli di abusi, motivo per cui Kuhfeldt Rivera aveva detto di non voler tornare in Russia, ma di aver l’intenzione di costruirsi una nuova vita in Occidente.
Segretaria di un club frequentato da ufficiali della NATO
La ragazza, poliglotta (parla sei lingue) è passata da Parigi a Roma, a Malta e infine nel 2013 a Napoli, dove la sua missione decennale è entrata nel vivo. Dopo i primi anni in Italia, in cui ha frequentato corsi di gemmologia a Roma, master economici a Londra e Parigi, ha fondato una sua società di gioielli nella capitale francese, che poi aveva spostato a Marcianise, in provincia di Caserta.
Sotto la copertura di questa società di gioielleria, scrive Repubblica, si è inserita nella vita sociale napoletana, riuscendo a farsi ammettere in un Lions Club fondato e frequentato quasi unicamente da ufficiali, impiegati e tecnici della base NATO.
Un club di cui divenne persino segretaria. Oltre a diverse relazioni sentimentali, aveva intrecciato nel tempo uno stretto legame con l'allora Data Systems Administrator del quartier generale, il responsabile dei sistemi informatici anche sensibili.
Rientro frettoloso in Russia nel 2018
Non si sa se il suo caso sia legato a quello di un ufficiale francese che fu in servizio a Napoli e che nel 2020 venne arrestato a Parigi con l'accusa di aver venduto segreti al GRU. In quella data lei era già rientrata in patria con un volo di sola andata preso all'indomani della pubblicazione da parte di Bellingcat, nel 2018, delle foto dei documenti degli 007 accusati di aver avvelenato l'ex collega Sergei Skripal a Mosca.
La sua partenza è stata talmente improvvisa che nessuno tra la sua cerchia di amici e neppure il suo fidanzato ne erano a conoscenza.
Ci sono volute lunghe analisi per risalire poi alla sua vera identità: Olga Kolobova, nata nel 1982, figlia di un ufficiale decorato per le sue missioni in Angola, Iraq e Siria. Per 13 anni quest'ultima non aveva avuto alcuna presenza digitale, salvo ricomparire nel 2018 a Mosca.
But how to find the real identity of “Maria Adela”?
Facial recognition searches initially proved fruitless. But investigators started sifting through hundreds of low-score returns to see if anything else could be gleaned.
Olga Kolobova, secondo gli autori dell’inchiesta oggi vive in un lussuoso quartiere a Mosca e non si segnalano suoi viaggi all’estero. La NATO non avrebbe contattato nessuna delle persone che la ragazza aveva frequentato in Italia per delle verifiche. Si può quindi supporre che non ci sia un’indagine sui fatti.
That photo – which appeared to be from 2021 – provided a more convincing match between the faces of “Maria Adela” and Olga Kolobova. pic.twitter.com/wLkOQFxtkZ