Ricerca L'inquinanti e il rumore del traffico fanno crollare la fertilità

SDA

5.9.2024 - 00:30

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© Ti-Press / archivio

Chi vive in zone molto trafficate ha un maggior rischio di soffrire di problemi di fertilità, sia a causa dell'inquinamento atmosferico sia a causa di quello acustico. È la conclusione a cui arriva una ricerca coordinata da ricercatori del Danish Cancer Institute di Copenaghen e pubblicata sul «British Medical Journal».

Keystone-SDA

«L'infertilità è un grave problema di salute nel mondo, che colpisce una coppia su sette tra quelle che cercano di concepire», spiegano i ricercatori danesi. Da tempo sono emersi sospetti sugli effetti negativi dell'inquinamento sulla qualità dello sperma e sulle probabilità di successo dei trattamenti per l'infertilità. La nuova ricerca ha voluto approfondire questo legame, aggiungendo un altro potenziale fattore di rischio: il rumore.

Sulla base dei dati relativi a circa 40 mila persone, i ricercatori hanno scoperto che l'esposizione ad alti livelli di polveri sottili PM2.5 comporta un aumento del rischio di infertilità nell'uomo a partire dai 30 anni di età, quantificato in un +24% per ogni incremento di 2,9 μg/m3 di PM2.5.

Le donne con più di 35 anni sono invece quelle che soffrono di più gli effetti del rumore sulla fertilità, con un aumento del rischio del 14% per ogni aumento di 10,2 decibel del livello medio di rumore. Il rumore non sembra avere invece conseguenze sulle donne più giovani. Di piccola entità e limitati agli over-37, invece, gli effetti sugli uomini.

«Poiché molti paesi occidentali si stanno confrontando con tassi di natalità in calo e un'età materna alla nascita del primo figlio in aumento, la conoscenza dei fattori ambientali che influenzano la fertilità è fondamentale – concludono i ricercatori -. Se i nostri risultati saranno confermati in studi futuri, l'implementazione di politiche per la mitigazione dell'inquinamento atmosferico e del rumore potrebbero essere strumenti importanti per migliorare i tassi di natalità nel mondo occidentale».