Ambiente La «porta degli inferi» divora inesorabilmente la foresta boreale

jfk

28.3.2019

Situato in Siberia, il cratere Batagaika presenta la forma di u girino.
Situato in Siberia, il cratere Batagaika presenta la forma di u girino.
Nasa

Nella foresta boreale siberiana, c'è un cratere che non cessa di dilatarsi. Alcuni scienziati temono che ciò possa provocare conseguenze gravi per l'ambiente.

Questo cratere, che misura oggi 1.000 metri di lunghezza e 100 di profondità, è stato soprannominato dalla popolazione locale «la porta degli inferi». Il fenomeno è comparso negli anni Sessanta nel nord-est della Russia asiatica, nei pressi della città di Batagaj, dopo il disboscamento effettuato al fine di costruire delle strade.

Senza la protezione e l'ombra offerte dalle conifere, il permafrost siberiano, esposto in modo diretto ai raggi del sole, si è riscaldato nel corso delle estati. Gli strati terrestri superiori si sono sciolti e si sono spostati nella parte più mobile del suolo. È in questo punto che si è così formato un cratere, che presenta una particolare forma di girino. L'acqua si è accumulata nella conca, formando degli stagni. Questo processo di trasformazione del terreno è noto ai geomorfologi con il nome di termocarsismo.

A causa della fusione progressiva del permafrost, questo puledro - vissuto tra 30 e 40.000 anni fa - è riemerso dal cratere di Batagaika nel 2018 (foto d'archivio).
A causa della fusione progressiva del permafrost, questo puledro - vissuto tra 30 e 40.000 anni fa - è riemerso dal cratere di Batagaika nel 2018 (foto d'archivio).
Keystone

Il buco non ha smesso di allargarsi, come mostrano chiaramente le immagini satellitari della Nasa. Il che comporta non soltanto dei cambiamenti dal punto di vista del paesaggio, ma anche problemi che potrebbero riguardare ciascuno di noi. La fusione infatti libera dei gas ad effetto serra che prima erano imprigionati nel permafrost. Si tratta in particolare di metano e di biossido di carbonio (CO2). Proprio studiando il cratere, gli scienziati stanno analizzando le complesse relazioni tra le depressioni termocarsiche e i cambiamenti climatici di origine antropica.

Secondo «Die Welt», dei ricercatori dell'Istituto Alfred Wegener di Potsdam (Germania) suppongono che nel permafrost del mondo intero siano stoccati tra 1.300 e 1.600 milioni di tonnellate di CO2. Ovvero molto di più rispetto agli 800 milioni presenti attualmente nell'atmosfera terrestre.

Gli stessi scienziati hanno anche sottolineato come la temperatura del permafrost, ad una profondità di 20 metri, sia aumentata di circa due gradi centigradi nel corso degli ultimi 20 anni. Alcuni esperti parlano perciò di «bomba ad orologeria climatica», facendo riferimenti anche ai crateri, come la «porta degli inferi» nella Siberia nord-orientale.

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