Lutto Morto il pittore e scultore Markus Raetz

ATS

15.4.2020 - 17:46

Il pittore e scultore svizzero Markus Raetz, celebre per la ricerca nel processo della percezione, a Berna all'età di 78 anni, dopo una lunga malattia.
Il pittore e scultore svizzero Markus Raetz, celebre per la ricerca nel processo della percezione, a Berna all'età di 78 anni, dopo una lunga malattia.
Source: Keystone/ALESSANDRO DELLA BELLA

Il pittore e scultore svizzero Markus Raetz, celebrato protagonista di una ricerca d'impronta concettuale che indaga sulla realtà e sul processo creativo per riflettere sulla natura della percezione, è morto ieri a Berna all'età di 78 anni dopo una lunga malattia.

L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla radio SRF. Il consigliere federale Alain Berset, ministro della cultura, gli ha reso omaggio affermando che «con Markus Raetz la Svizzera ha perso uno dei più importanti artisti contemporanei». Raetz ha mostrato «quanto possano essere fragili le nostre certezze. La sua arte è un gioco creativo e allo stesso tempo serio con il modo in cui percepiamo il mondo», ha detto Berset.

Il protagonista assoluto dell'avanguardia elvetica era nato a Büren an der Aare, a nord di Berna, il 6 giugno 1941.

La sua arte

Dopo aver risentito di varie tendenze, dall'Action Painting alla Pop Art e al Nouveau Réalisme, Raetz si è impegnato in una riflessione sul linguaggio dell'arte in quanto percezione visiva con immagini essenziali e poetiche.

Sculture, oggetti, fotografie, ma soprattutto disegni (oltre 30'000 nel corso della sua carriera), si presentano come una serie di variazioni del principio di metamorfosi, inteso come mezzo della percezione del mondo; oggetti e idee si sviluppano in motivi e in una catena di forme che generano nuovi motivi e immagini, con una serie di soggetti ricorrenti come le parole, i paesaggi e le vedute o ancora le fisionomie e i volti.

Raetz ha presentato i suoi lavori in numerose mostre personali e in importanti rassegne: «When attitudes become forms» (Berna, 1969); «Photoimage: printmaking 60s to 90s» (Boston, 1998); Documenta di Kassel (1968, 1972, 1982); Biennale di Venezia (1980, 1988); Biennale di Sydney (1990); Biennale di San Paolo (1998); Arts Club di Chicago (2001).

Abbandonati gli studi pedagogico-didattici, Raetz si è dedicato all'arte dal 1963; ha poi soggiornato ad Amsterdam (1969-73) e a Carona (1973-76), prima di stabilirsi nuovamente a Berna. Ha soggiornato frequentemente in varie città europee e nell'Africa settentrionale.

Con un linguaggio apparentemente semplice, che si avvale di diversi mezzi espressivi (disegno, pittura, incisione, scultura, assemblage, installazione) e materiali inconsueti (foglie di eucalipto, cartoni, vetri), fin dall'inizio Raetz ha volto i suoi interessi verso la percezione della realtà e l'aspetto polisemico delle immagini.

Giocando sulla modificazione della forma, su ombra e riflesso, sull'ambiguità del visibile, ha realizzato una serie di variazioni sul principio dell'anamorfosi (negli anni Settanta su personaggi come Elvis Presley o Mickey Mouse; Mimi, 1982, installazione nel Parc de la cerisaie di Lione) e della metamorfosi.

Oggetti e idee si sviluppano con sottile ironia in motivi e in nuove catene di forme che generano nuovi motivi e immagini: in «Métamorphose» (1990-92), l'uomo con il cappello si trasforma in coniglio, con chiaro riferimento a Joseph Beuys, mentre altre opere prendono spunto, invertendone la prospettiva o trasformandone la forma, da opere di René Magritte («Nichtpfeife», 1990-92) o di Giorgio Morandi.

Tra gli anni '80 e i '90 ha creato principalmente sculture, iniziando nel 1984 con la scultura intitolata «Der Kopf», situata nel Merian Park di Basilea. Alcune delle sue opere sono conservate in collezioni pubbliche, tra cui il Museum of Modern Art a New York, lo Schaulager e il Kunstmuseum Basel a Basilea, il Museum für Moderne Kunst a Francoforte e il Kunstmuseum Bern a Berna. Tra i vari riconoscimenti, Raetz è stato premiato con il Gerhard-Altenbourg-Preis nel 2004 e con il Prix Meret Oppenheim nel 2006.

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