Ecco perché ONG: «La produzione di auto elettriche viola i diritti umani»

daoe, ats

26.2.2024 - 11:53

Una miniera di litio nello Zimbabwe. La domanda di questo metallo è in forte crescita a livello globale grazie al suo impiego nelle batterie ricaricabili delle auto elettriche. (Foto simbolica)
Una miniera di litio nello Zimbabwe. La domanda di questo metallo è in forte crescita a livello globale grazie al suo impiego nelle batterie ricaricabili delle auto elettriche. (Foto simbolica)
Keystone

L'assemblaggio delle auto elettriche viola i diritti umani. È l'allarme lanciato oggi dalla Società per i popoli minacciati (SPM), dall'Associazione dei giovani tibetani in Europa (VTJE) e dall'Associazione Uiguri Svizzera.

Keystone-SDA, daoe, ats

Secondo le tre Ong, l'estrazione di materie prime dedicata alla produzione di queste macchine ha ripercussioni negative per le popolazioni vulnerabili di molte regioni asiatiche.

Da oggi il salone dell'Auto di Ginevra apre i suoi battenti per una settimana e, sotto il motto «Auto Future Now», non potevano mancare all'appello anche diversi modelli di macchine elettriche. Le Ong colgono questa occasione per puntare i riflettori sul lato più oscuro e meno noto della transizione energetica nel mondo automobilistico, ovvero la corsa all'estrazione di minerali e metalli come ad esempio grafite, nichel, rame, litio, cobalto e manganese per quanto concerne l'assemblaggio delle loro batterie.

La domanda globale di batterie elettriche è infatti aumentata del 65% nel 2022 rispetto all'anno precedente, spiegano le tre associazioni umanitarie in un comunicato congiunto diramato quest'oggi. L'Agenzia internazionale dell'energia (AIE) prevede addirittura che la richiesta si decuplicherà entro il 2030.

Le Ong citano uno studio pubblicato lo scorso anno dalla rivista scientifica «Nature Sustainability», il quale mostra che più della metà dei depositi minerali sfrutta territori indigeni. In molti luoghi, questa corsa sfrenata sta portando a procedure di autorizzazione accelerate, che comportano rischi ambientali e sociali, si legge nella nota.

Inoltre, l'elevato consumo di acqua richiesto per l'estrazione di litio e rame rischia di acuire la carenza idrica in queste regioni già vulnerabili.

Deposito di litio in territorio tibetano

In Cina è stato da poco scoperto un enorme giacimento di litio in territorio tibetano, più precisamente nella provincia sud-occidentale del Sichuan. Per questo, Tsering Gonpa, presidente della VTJE, chiede a nome della sua associazione «di non utilizzare più il litio proveniente dal Tibet».

Stando alle Ong, «l'estrazione di questo metallo è riconducibile al lavoro forzato e allo sfruttamento nel territorio autonomo dello Xinjiang degli uiguri (minoranza etnica turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina ndr.)».

«I produttori e gli importatori di automobili della Confederazione non devono avere relazioni commerciali con queste regioni», sostiene Rizwana Ilham, presidente dell'Associazione Uiguri Svizzera.

La SPM e le altre associazioni chiedendo dunque una transizione energetica che rispetti i diritti umani, e questo lungo tutta la catena di approvvigionamento.