Condannato in Italia Porta oro e contanti in Svizzera per sottrarli al fisco e chiede il reddito di cittadinanza

SDA

6.11.2023 - 17:26

Un 38enne residente in provincia di Bergamo è stato condannato in via definitiva per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. L'uomo, secondo le indagini e la sentenza, ha cercato di portare in Svizzera oro e contanti per evitare che fossero «aggredibili» dall'erario italiano e, tra l'altro, ha cercato di ottenere il reddito di cittadinanza.

Immagine simbolica.
Immagine simbolica.
KEYSTONE/MARTIN RUETSCHI

La vicenda ha avuto inizio in pieno lockdown, nel maggio del 2020, quando i finanzieri di Como hanno fermato una Mercedes diretta in Svizzera.

A bordo c'era il 38enne, già noto alle forze di polizia, che aveva con sé 5mila euro in banconote da 50 e un lingotto di oro puro di 100 grammi, del valore di circa 6mila euro.

L'uomo aveva cercato di giustificare i contanti dicendo che li avrebbe giocati poco dopo al casinò di Campione d'Italia ma secondo la Guardia di Finanza – che con una serie di controlli era riuscita a verificare che il fermato doveva 363mila euro per imposte mai pagate, poi diventati quasi 500mila nei due anni del processo – lo scopo del viaggio era un altro: esportare oro e valuta per evitare che in Italia il fisco, visto il debito pregresso, ci potesse mettere le mani.

I casinò erano chiusi per la pandemia...

La prima contestazione al 38enne e i primi sospetti dei finanzieri sulle sue intenzioni sono nati dal fatto che in quel periodo i casinò erano tutti chiusi proprio a causa dei limiti imposti dalla pandemia.

Così è scattata l'accusa di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e il lingotto e il denaro sono stati sequestrati.

Nel processo di primo grado a Como e nell'appello a Milano l'imputato è stato condannato a un anno di reclusione.

Aveva anche chiesto il reddito di cittadinanza

Nella sentenza, il giudice di Como aveva evidenziato come «l'assenza di altri beni aggredibili in Italia» intestati o riconducibili all'imputato «consente ragionevolmente di ritenere che il trasferimento all'estero di valuta e oro fosse finalizzato a rendere inefficace la procedura di riscossione» da parte dell'erario.

Soprattutto a fronte del fatto che «i connotati fraudolenti dell'azione devono rinvenirsi anche nella giustificazione palesemente pretestuosa fornita dall'imputato agli operanti». La Cassazione ha reso definitiva la condanna.

Prima della sentenza e durante gli accertamenti, gli investigatori hanno scoperto che il 38enne aveva formalizzato la richiesta di accesso al reddito di cittadinanza.