Messa Crismale Il Papa ai preti: «Liberarsi dagli idoli nascosti e dalla mondanità» 

SDA

14.4.2022 - 21:34

La chiamata sacerdotale e il dono "dell'amicizia di Gesù" non vanno disprezzati "con una condotta indegna", ha detto papa Francesco nella Messa Crismale del Giovedì Santo, nella Basilica di San Pietro.
La chiamata sacerdotale e il dono "dell'amicizia di Gesù" non vanno disprezzati "con una condotta indegna", ha detto papa Francesco nella Messa Crismale del Giovedì Santo, nella Basilica di San Pietro.
Keystone

La chiamata sacerdotale e il dono «dell'amicizia di Gesù» non vanno disprezzati «con una condotta indegna». Non sono mancati forti richiami ai sacerdoti nella Messa Crismale celebrata stamane da papa Francesco, nel Giovedì Santo, nella Basilica di San Pietro.

Nella celebrazione in cui i preti rinnovano le promesse fatte al momento dell'ordinazione, il Pontefice non ha lesinato gli ammonimenti: come quello di riconoscere e rigettare le proprie tentazioni e i propri «idoli nascosti», nei quali «noi glorifichiamo noi stessi», ha avvertito, e nei quali «si intromette il diavolo». «In pratica andiamo togliendo spazio alla Trinità per darlo al demonio, in una specie di adorazione indiretta», è stato il suo monito.

Francesco ha voluto indicare ai sacerdoti «tre spazi di idolatria nascosta nei quali il Maligno utilizza i suoi idoli per depotenziarci della nostra vocazione di pastori». La prima è quella della «mondanità spirituale», il cui «criterio è il trionfalismo», «cercando la propria gloria» anziché «la presenza di Gesù umile e umiliato, Signore vicino a tutti, Cristo dolente con tutti quelli che soffrono». «Un sacerdote mondano non è altro che un pagano clericalizzato», ha denunciato il Papa.

La seconda è il «pragmatismo dei numeri», per cui contano solo le «statistiche» e il «criterio di discernimento» è la «maggioranza». E per il Papa, «in questo fascino per i numeri, in realtà, ricerchiamo noi stessi e ci compiacciamo del controllo assicuratoci da questa logica, che non s'interessa dei volti e non è quella dell'amore». Terza idolatria, quella del «funzionalismo», sottolineando che «il sacerdote con mentalità funzionalista ha il proprio nutrimento, che è il suo ego», mentre «ci compiacciamo dell'efficacia dei nostri programmi». In altre parole un altro «atteggiamento di vanagloria da parte del pastore».

E non è un caso che all'uscita della messa tutti i partecipanti hanno avuto come regalo dal Papa il libro «Testimoni, non funzionari», del vescovo di Ajaccio mons. François-Xavier Bustillo. E l'esortazione finale di Francesco è stata di liberarsi da «ogni brama di possesso» e di saper «subordinare alla carità ciò che abbiamo appreso per legge».

Nel pomeriggio, poi, per la messa «in coena Domini», Bergoglio è andato in visita privata al carcere di Civitavecchia, nuovo Giovedì Santo in un istituto di reclusione, dopo il minorile di Casal del Marmo nel 2013, Rebibbia nel 2015, Regina Coeli nel 2018, quello di massima sicurezza di Paliano (Frosinone) nel 2017 e Velletri nel 2019. Il Pontefice, alla presenza anche del ministro della Giustizia Marta Cartabia, durante la liturgia ha compiuto il tradizionale rito della «lavanda dei piedi» a 12 detenuti, uomini e donne, tra cui persone di età diversa e di diversa nazionalità.

Intanto, si ricollegano alle raccomandazioni di oggi ai sacerdoti le risposte di papa Francesco ai gesuiti di Malta, nell'incontro di domenica 3 aprile, ora pubblicate da Civiltà Cattolica: «Papa Benedetto è stato un profeta di questa Chiesa del futuro, una Chiesa che diventerà più piccola, che perderà molti privilegi, sarà più umile e autentica e troverà energia per l'essenziale. Sarà una Chiesa più spirituale, più povera e meno politica: una Chiesa dei piccoli. Benedetto da vescovo lo aveva detto: prepariamoci a essere una Chiesa più piccola. Questa è una delle sue intuizioni più ricche».

E ancora: «La vocazione della Chiesa qual è? Non sono i numeri. È evangelizzare. La gioia della Chiesa è evangelizzare. Il vero problema non è se siamo pochi, insomma, ma se la Chiesa evangelizza. Nelle riunioni prima del Conclave si parlava del ritratto del nuovo Papa. È stato proprio lì, nelle Congregazioni generali, che è stata usata l'immagine della Chiesa che esce, in uscita».