Ginevra Aggredirono 5 donne fuori da una discoteca, quattro condanne

ATS

21.5.2020 - 10:27

L'ingresso del locale notturno, in una stradina di Ginevra.
L'ingresso del locale notturno, in una stradina di Ginevra.
Source: Google maps

Il tribunale di Thonon-les-Bains, in Francia, ha condannato quattro uomini a pene che vanno dai quattro agli otto anni di carcere per l'aggressione di cinque giovani donne al di fuori di una discoteca di Ginevra nell'agosto 2018. Un quinto imputato è stato prosciolto.

Il caso aveva fatto molto scalpore in Romandia: l'8 agosto 2018, verso le 5 del mattino, era scoppiato un alterco all'uscita della discoteca «Le Petit Palace», che aveva appena chiuso. All'origine gli insulti di un uomo, che aveva definito «grassa» una giovane.

La questione era degenerata, la donna era stata presa a calci e pugni all'addome e alla testa dall'uomo e da quattro suoi amici. Quattro ragazze erano intervenute in difesa della vittima, ma anche loro erano state malmenate.

Una di esse, gettata a terra e picchiata, era stata poi ricoverata d'urgenza all'ospedale dove era stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico al cervello.

Sentenza arrivata dopo 23 ore di dibattiti

La sentenza è giunta la scorsa notte, alle 3.30, dopo 23 ore di dibattiti sull'arco di due giorni.

Tre degli assalitori, due 22enni e un 24enne, sono stati condannati rispettivamente a otto, cinque e quattro anni di detenzione da scontare. Il quarto, anch'egli di 22 anni, è stato condannato a quattro anni di reclusione, ma senza ordine di carcerazione. Il tribunale è stato più indulgente dell'accusa, che aveva chiesto tra i cinque e i tredici anni di reclusione.

Indignata per le pesanti richieste di pena, la difesa aveva dal canto suo chiesto l'assoluzione, indicando la mancanza di prove contro i cinque imputati. Dopo la lettura della sentenza, uno degli avvocati difensori ha affermato: «Non possiamo giocare con la libertà di un uomo: ci vogliono prove per condannare qualcuno».

«Soddisfate l'intera Ginevra, perché tutta Ginevra ne ha parlato, questa non è la legge e non è certo la giustizia».

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