Riscaldamento clima Alpi sempre più verdi, lo si vede dallo spazio

mh, ats

2.6.2022 - 20:00

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE

L'impatto del riscaldamento globale sulle Alpi è visibile dallo spazio. È quanto emerge da uno studio delle università di Losanna e Basilea pubblicato oggi su Science. Il cambiamento più marcato è un aumento diffuso della vegetazione ad alta quota.

2.6.2022 - 20:00

Gli scienziati – guidati da Sabine Rumpf dell'Università di Basilea e da Antoine Guisan e Grégoire Mariéthoz di quella di Losanna, in collaborazione con gruppi di ricerca con sede nei Paesi Bassi e in Finlandia – hanno esaminato i cambiamenti nella copertura nevosa e nella vegetazione utilizzando dati satellitari ad alta risoluzione raccolti dal 1984 al 2021.

I risultati parlano chiaro: nel periodo in rassegna la biomassa vegetale è aumentata al di sopra del limite degli alberi in oltre il 77% delle Alpi. Questo fenomeno di «rinverdimento» dovuto al cambiamento climatico è già ben documentato nell'Artico e comincia a essere identificato anche in montagna.

«La scala del cambiamento è assolutamente massiccia nelle Alpi», rileva Sabine Rumpf, citata in un comunicato diffuso delle due università. Le Alpi stanno diventando più verdi, dato che la vegetazione sta colonizzando nuove aree, diventando più densa e alta. Il fenomeno è più pronunciato ad altitudini attorno ai 2300 metri.

Studi precedenti si sono concentrati sull'impatto del riscaldamento sulla biodiversità alpina e sui cambiamenti nella distribuzione delle specie vegetali. Finora però nessuno aveva condotto un'analisi così completa dell'evoluzione della produttività vegetale nelle Alpi.

Cambiamenti nel regime delle precipitazioni

Gli autori della ricerca dimostrano che l'aumento della biomassa vegetale è attribuibile principalmente ai cambiamenti nel regime delle precipitazioni e all'allungamento della stagione di crescita delle piante in seguito all'aumento delle temperature.

«Le piante alpine sono adattate a condizioni difficili, ma non sono molto competitive», spiega ancora Sabine Rumpf. Quando le condizioni ambientali cambiano, questi organismi altamente specializzati perdono il loro vantaggio e vengono superati dalla concorrenza. «La biodiversità unica delle Alpi è quindi sottoposta a una notevole pressione», afferma la ricercatrice.

A differenza della vegetazione, l'estensione della copertura nevosa al di sopra del limite degli alberi è cambiata solo leggermente dal 1984. I ricercatori hanno escluso dalla loro analisi le regioni al di sotto dei 1700 metri, i ghiacciai e le foreste, scoprendo che la copertura nevosa è diminuita in modo significativo in quasi il 10% delle regioni rimanenti.

È un dato che può sembrare moderato, ma che invece secondo gli scienziati è preoccupante. «Le precedenti analisi dei dati satellitari non avevano individuato una simile tendenza», commenta Antoine Guisan. Forse a causa di una risoluzione insufficiente delle immagini o al fatto che i periodi considerati erano troppo brevi, ipotizza l'esperto.

«È da anni che le misurazioni locali al suolo mostrano una diminuzione dello spessore del manto nevoso a bassa quota», aggiunge Grégoire Mariéthoz. A seguito di questa diminuzione, alcune regioni sono ora in gran parte prive di neve.

Perdita di manto nevoso a un'altitudine di 3000 metri

Questa perdita di manto nevoso si osserva soprattutto in luoghi dove quarant'anni fa la coltre bianca rimaneva tutto l'anno, a un'altitudine di circa 3000 metri, con conseguenze sull'intero ciclo dell'acqua, precisa Rumpf all'agenzia Keystone-ATS.

Alcuni ecosistemi sono sotto pressione, ma non solo. La ricercatrice evoca per esempio anche implicazioni per l'approvvigionamento di acqua potabile nelle regioni di montagna.

Con il riscaldamento globale, le Alpi diventeranno sempre meno bianche e sempre più verdi, entrando in un circolo vizioso: «Montagne più verdi significa meno riflessione della luce solare, il che aumenterà ulteriormente il riscaldamento», conclude Rumpf.

mh, ats