Siria Siria: ong, Onu non chiuda il corridoio umanitario a Idlib

SDA

24.6.2021 - 16:49

Un campo rifugiati siriano a ridosso del confine con la Turchia, nella provincia di Idlib.
Un campo rifugiati siriano a ridosso del confine con la Turchia, nella provincia di Idlib.
Keystone

La sopravvivenza di almeno due milioni di siriani sfollati e senzatetto è a rischio se l'Onu non manterrà aperto l'unico valico frontaliero siriano con la Turchia nel nord-ovest del paese.

Lo affermano oggi diverse organizzazioni umanitarie siriane e internazionali, tra cui Save The Children, International Rescue Committee, Care, Mercy Corps, in vista della scadenza il 10 luglio prossimo della decisione presa dal Consiglio di sicurezza sullo status del valico di Bab al Hawa.

Le violenze armate in Siria sono scoppiate 10 anni fa e si sono presto trasformate in una guerra su scala regionale. Dal 2014 l'Onu ha aperto quattro valichi di frontiera per consentire l'accesso di convogli umanitari senza passare per il governo centrale di Damasco, alleato strategico di Russia, Cina e Iran. Ma da allora sia Mosca che Pechino, membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, hanno più volte usato il diritto di veto per imporre la chiusura di tre dei quattro valichi frontalieri.

L'ultimo in ordine di tempo chiuso al passaggio degli aiuti è quello di Yarubiya, che collega il Kurdistan iracheno con la regione nord-orientale siriana amministrata dalle forze curde appoggiate dagli Stati Uniti.

La Cina e soprattutto la Russia insistono nel dire che l'unico attore siriano legittimo per la distribuzione degli aiuti umanitari deve essere il governo di Damasco, rappresentato dal potere del contestato presidente Bashar al Assad, incarica da 21 anni e di recente confermato a un nuovo mandato presidenziale di altri 7 anni, fino al 2028.

In questo contesto, il prossimo 10 luglio scadrà il mandato Onu per tenere aperto l'ultimo dei quattro valichi, quello di Bab al Hawa, tra Siria e Turchia e che serve a portare aiuti non solo nella regione nord-occidentale di Idlib ma anche in altre zone della Siria.

«Per Bab al Hawa passano aiuti per circa quattro milioni di siriani tra sfollati e locali», afferma l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.

Il valico è indirettamente controllato dalla Turchia ma sul terreno la sua gestione è affidata alle milizie locali anti-governative, cooptate da Ankara e che sono guidate dall'ex ala siriana di al Qaida, la Jabhat an Nusra, poi confluita nella coalizione Ha'yat Tahrir ash-Sham (Hts), capeggiata da Abu Muhammad al Jolani, considerato terrorista da Mosca, da Damasco e da Washington. Su Jolani il Dipartimento di Stato ha posto una taglia di 10 milioni di dollari nel 2017.

La maggior parte degli sfollati siriani ammassati a Idlib sono stati costretti a fuggire e a riparare nell'angolo nord-occidentale del paese durante le campagne militari governative, russe e iraniane nelle varie zone della Siria tornate gradualmente sotto il controllo di Damasco a partire dal 2015.

Secondo le organizzazioni internazionali, partner dell'Onu e che oggi chiedono a gran voce che Bab al Hawa rimanga aperto agli aiuti umanitarie affermano che nella regione di Idlib si registra il 47% di lavoro minorile e che il 57% delle persone non hanno accesso all'acqua corrente. Save The Children ha documentato casi di persone disperate che abbandonano i neonati sui bordi delle strade e nei cassonetti delle immondizie.

La battaglia umanitaria diventa diplomatica e da Idlib i riflettori si sposteranno a giorni sul Palazzo di Vetro di New York.