Pandemia Studio zurighese: le scuole dell'obbligo non sono focolai di infezione

om, ats

14.4.2021 - 16:41

L'OCSE mette in guardia sulla chiusura delle scuole per la pandemia di coronavirus: fa più male che bene, soprattutto per gli allievi più piccoli. E secondo uno studio nelle scuole dell'obbligo zurighesi esse non sono focolai di infezione.
L'OCSE mette in guardia sulla chiusura delle scuole per la pandemia di coronavirus: fa più male che bene, soprattutto per gli allievi più piccoli. E secondo uno studio nelle scuole dell'obbligo zurighesi esse non sono focolai di infezione.
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L'OCSE mette in guardia sulla chiusura delle scuole per la pandemia di coronavirus: fa più male che bene, soprattutto per gli allievi più piccoli. E secondo uno studio nelle scuole dell'obbligo zurighesi esse non sono focolai di infezione.

Keystone-SDA, om, ats

La ricerca, che ha coinvolto 2500 bambini e adolescenti tra i sei e i 16 anni, è stata presentata oggi a una conferenza stampa virtuale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) dall'epidemiologa dell'Università di Zurigo Susi Kriemler, che ha diretto lo studio.

Gli scolari sono stati controllati per gli anticorpi da Covid-19 in ciascuna delle tre ondate epidemiche verificatesi fino ad oggi. Nella prima il 2% dei ragazzi ha mostrato anticorpi, nella seconda l'8%, mentre i dati per la terza non sono ancora disponibili. Nessun bambino si è ammalato gravemente, e risultano poche prove che essi si infettino a vicenda. Al picco della seconda ondata la percentuale di ragazzi, con un migliaio di infezioni al giorno, era trascurabile, ha spiegato Susi Kriemler.

Nella prima ondata di SARS-CoV-2, della primavera del 2020, le scuole svizzere sono state chiuse in marzo e aprile. Ma sulla base dei rilevamenti effettuati in collaborazione con la direzione cantonale dell'educazione e la task force scientifica della Confederazione, è emerso che le chiusure non erano necessarie nemmeno nella forte seconda ondata, aggiunge Kriemler. Diversi studi mostrano poi che il provvedimento ha un impatto negativo sulla salute fisica e mentale dei bambini e degli adolescenti.

Oggi il direttore dell'educazione dell'OCSE, Andreas Schleicher, ha presentato la terza indagine attuata dall'organizzazione sulle conseguenze della pandemia per l'educazione, da cui risulta che nessuno è più colpito dalle misure dei bambini e dei giovani. La chiusura delle scuole e altre restrizioni eliminano importanti spazi sociali per loro.

I paesi dell'OCSE hanno gestito in modo diverso la pandemia nell'ambito dell'istruzione. Le chiusure scolastiche non sono sempre state legate al numero di infezioni. L'insegnamento digitale è stato potenziato in misura diversa, ma l'80% dei paesi dell'OCSE lo ha sostenuto.

Ma per i bambini più piccoli in particolare l'apprendimento da remoto è poco valido poiché l'insegnamento faccia a faccia è indispensabile per loro, ha sottolineato Schleicher. Inoltre, l'impatto della chiusura delle scuole è stato molto più pronunciato per i bambini meno istruiti e svantaggiati. Nel complesso, risulta che le scuole chiuse e le classi ripetute sono le peggiori delle soluzioni, ha concluso.