ZURIGO
Sorprese dai supervulcani: le strutture che li alimentano, ossia le loro camere magmatiche, sono davvero molto diverse da come erano state immaginate finora e somigliano a spugne che vengono "caricate" molto lentamente dal calore del mantello terrestre.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, è del gruppo del Politecnico federale di Zurigo guidato da Olivier Bachmann.
Una delle teorie finora più accreditate sulla struttura dei supervulcani considerava le loro camere magmatiche come dei bacini di magma, riforniti di calore e materiale dal mantello. Una seconda teoria vedeva invece nella camera magmatica una struttura solidificata, nella quale l'eruzione veniva originata dall'influsso massiccio di calore e materiali dal mantello.
Secondo Bachmann, la verità è a metà strada. Studiando l'eruzione del Kneeling Nun Tuff in Nuovo Messico, i ricercatori svizzeri hanno dimostrato che la camera magmatica di un supervulcano contiene una miscela di magma liquido e solido, per circa la metà in forma cristallina. L'aspetto della camera è simile a una spugna, fatta di una rete di roccia cristallizzata e pori. All'interno di questi ultimi penetra progressivamente materiale fuso, che si accumula a lungo prima di essere scagliato fuori.
Analizzando età e composizione chimica dei cristalli nelle rocce, i ricercatori hanno capito che dentro la camera magmatica del Kneeling Nun Tuff, la temperatura che ha portato all'eruzione deve avere oscillato fra 680 e 730 gradi per mezzo milione di anni: tanto è stato il tempo necessario al vulcano per "ricaricarsi" completamente e raggiungere il punto di eruzione.
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