BELLINZONA
Il Tribunale penale federale (TPF), con una decisione pubblicata oggi, ha allentato il divieto di comunicare imposto a metà novembre 2015 dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) a Benjamin Alon, ex calciatore israeliano.
L'uomo aveva accusato di corruzione Jérôme Valcke, fino a due mesi prima segretario generale della Federazione mondiale di calcio Fifa.
In una conferenza stampa tenuta il 17 settembre 2015 a Zurigo Benjamin 'Benny' Alon - allora 65enne consulente esterno per una società svizzera specializzata nella vendita di biglietti, la JB Sports Marketing - aveva detto di aver accettato, nel 2013, di versare denaro in contanti a Valcke in cambio di biglietti per la fase finale dei Mondiali del 2014 in Brasile. L'idea era di rivenderli a un prezzo molto superiore al loro valore, per poi spartire in seguito i guadagni con il segretario generale.
Alon, che era stato calciatore negli anni Settanta, aveva aggiunto che la "combine" non è stata poi messa in atto e che non ha mai versato denaro a Valcke. La sera stessa, la Fifa aveva annunciato la sospensione con effetto immediato del 55enne francese. Valcke aveva "vigorosamente respinto" le "accuse oltraggiose".
Il 5 novembre 2015 l'MPC ha aperto un procedimento penale contro Valcke, braccio destro del presidente della Fifa Sepp Blatter dal 2007. Le ipotesi di reato: truffa, amministrazione infedele e appropriazione indebita. Già nel febbraio dello stesso anno la JB Sports Marketing aveva presentato una denuncia alla Procura del canton Zurigo in relazione alla vicenda dei biglietti.
Temendo che Alon o il suo avvocato Heinz Schild, direttore e consigliere di amministrazione della JB Sports, potessero utilizzare a fini propri le informazioni a loro conoscenza raccolte nel procedimento, l'MPC ha disposto il 16 novembre 2015 ai due un divieto di comunicazione, che è stato più volte prorogato. Lo scorso aprile, Alon si è rivolto alla Camera dei ricorsi penali del TPF per ottenerne la revoca.
Questi retroscena sono ora divenuti di pubblico dominio grazie alla decisione di quest'ultima, resa nota oggi ma che risale all'8 agosto scorso. In essa il tribunale di Bellinzona rileva che Alon aveva cercato in passato ripetutamente il contatto con la stampa. Sussisteva dunque effettivamente il pericolo - afferma - che facesse ancora trapelare ai media informazioni anche sul procedimento in corso per influenzare l'opinione pubblica nel proprio interesse e in quello della JB Sports.
Tuttavia, puntualizza il TPF, un totale divieto di comunicazione non si giustifica più. Ragione per cui il tribunale ha accettato un ulteriore prolungamento della misura, ma in forma allentata, ha confermato all'ats l'avvocato Heinz Schild. La JB Sports Marketing - ha precisato - ha fatto causa alla Fifa presso un tribunale arbitrale svizzero per una somma di 40 milioni di dollari. La causa è tuttora pendente.
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