Rischio elevato di recidiva Minacce contro Charlie Hebdo, il TPF decide terapia ed espulsione per un siriano schizofrenico paranoide

es, ats

29.5.2024 - 17:02

Un siriano è stato condannato oggi, mercoledì, dal Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona a una misura terapeutica stazionaria e all'espulsione dalla Svizzera per cinque anni per tentata coazione. 

Il TPF di Bellinzona in una foto d'archivio.
Il TPF di Bellinzona in una foto d'archivio.
sda

29.5.2024 - 17:02

Nel gennaio 2023 aveva minacciato di morte i membri della redazione della rivista satirica francese «Charlie Hebdo» qualora avessero pubblicato vignette di Maometto.

Stando a una perizia psichiatrica, il 30enne soffre di una grave schizofrenia paranoide cronica e al momento dei fatti era incapace di discernimento, motivo per cui il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha richiesto una misura terapeutica stazionaria e in seguito l'espulsione facoltativa dalla Svizzera per dieci anni, giudicandolo una «vera minaccia».

La difesa era contro l'espulsione

La difesa invece ha auspicato di rinunciare all'allontanamento: il suo cliente, ha sottolineato il legale in aula, ha lo statuto di rifugiato ammesso provvisoriamente dal 2013, cosa che parla a sfavore di un'espulsione facoltativa dalla Svizzera.

Inoltre egli non potrebbe tornare semplicemente nel suo Paese d'origine in quanto non sarebbe in grado di cavarsela a causa della malattia psichica di cui soffre fin dalla sua infanzia.

Va anche considerato che la sua famiglia vive in Svizzera. L'avvocato difensore ha quindi chiesto una misura stazionaria e l'immediato rilascio dalla detenzione preventiva.

Cosa ha detto la giudice?

Motivando la sentenza, la giudice ha affermato che a causa della gravità della malattia il rischio di ulteriori reati è elevato.

Per questo motivo è necessaria una misura stazionaria in un istituto chiuso, anche nell'interesse dell'imputato stesso. Non ci sono segnali che indichino che egli voglia integrarsi nella società elvetica o che avesse tentato di farlo, ha continuato la giudice.

A causa del suo «fanatismo religioso», l'uomo aveva perso posti d'apprendistato e di lavoro e viveva dell'assistenza sociale.

Il 30enne ha espresso a più riprese il desiderio di emigrare in un Paese musulmano. Ciò prova che egli non vuole rimanere in Svizzera.

Anche dopo se la terapia dovesse avere successo, il rischio di recidiva rimane elevato, ha aggiunto la giudice. L'interesse pubblico all'espulsione prevale quindi sull'interesse dell'imputato a restare nella Confederazione.

Minacce «molto serie» per la redazione di Charlie Hebdo

L'imputato era accusato di aver costretto, dalla Svizzera, la redazione di «Charlie Hebdo» a non pubblicare vignette del profeta Maometto, minacciandola di gravi conseguenze. Egli aveva inviato i messaggi tramite il modulo di contatto sul sito web della rivista satirica e su Facebook.

Secondo l'accusa, l'editore di «Charlie Hebdo» aveva considerato la minaccia molto seria. Le intimidazioni non solo erano scaturite in una denuncia penale presso le autorità giudiziarie francesi, ma avevano anche avuto un impatto sulla redazione: poco dopo che erano emerse le minacce, tre dipendenti si sono assentati per motivi di salute, si legge nell'atto d'accusa.

Le provocatorie vignette su Maometto della rivista satirica francese hanno ripetutamente scatenato proteste nei Paesi musulmani.

Il 7 gennaio 2015, due uomini avevano compiuto un attacco terroristico di matrice islamica alla redazione di «Charlie Hebdo» a Parigi, in cui morirono otto membri della redazione e altre quattro persone.

Gli autori furono in seguito uccisi dalle forze dell'ordine.

es, ats