Messaggio natalizioIl Papa: «Dio illumini chi può far tacere le armi»
SDA
25.12.2022 - 13:00
Il Papa, nella tradizionale benedizione «Urbi et Orbi», ha rivolto il primo pensiero all'Ucraina.
Keystone-SDA
25.12.2022, 13:00
25.12.2022, 13:55
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«Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l'ascolta?».
Parlando della guerra in Ucraina, nel suo messaggio natalizio il Papa ha fatto riferimento anche alla crisi del grano. «Pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d'Africa. Ogni guerra, lo sappiamo, provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti».
Il Papa ha allora lanciato un appello: «In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri cari, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere».
Non solo la guerra in Ucraina
Non c'è solo la guerra in Ucraina perché «il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale». Il Pontefice ha citato la Siria, «ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito». Poi il Libano «perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della comunità internazionale».
Preoccupazione è stata espressa anche per il Sahel, lo Yemen e per «le tensioni politiche e sociali» nel continente americano, «penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo». Non è mancato un cenno a Iran e Myanmar, investiti dalle tensioni: Francesco ha auspicato «la riconciliazione» perché «cessi ogni spargimento di sangue».
Il Papa ha parlato di «un mondo malato di indifferenza, brutta malattia» che non accoglie Gesù, «anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri. Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani, saggezza di un popolo, che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani».