Basilea Una mostra di Jean-Jacques Lebel al Museo Tinguely

dosp, ats

12.4.2022 - 17:51

Jean-Jacques Lebel al Museo Tinguely di fronte al suo universo dedicato al filosofo Friedrich Nietzsche.
Jean-Jacques Lebel al Museo Tinguely di fronte al suo universo dedicato al filosofo Friedrich Nietzsche.
Keystone

Il Museo Tinguely di Basilea presenta in una mostra i ricordi dell'artista e curatore Jean-Jacques Lebel in un leggendario happening artistico tenutosi a Venezia nel 1960, in cui un'opera di Jean Tinguely ebbe un ruolo di primo piano.

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Si trattava del primo happening su suolo europeo, ha affermato oggi Jean-Jacques Lebel durante la visita guidata della mostra per i media. L'artista francese, nato nel 1936, si è così modestamente presentato come pioniere dell'happening artistico.

L'azione a quel tempo portava il titolo «L'Enterrement de la Chose de Tinguely», che doveva essere preso abbastanza alla lettera. L'idea era di seppellire un'opera d'arte artisticamente massacrata dall'artista di casa, o di affondarla nel Canal Grande. L'evento faceva parte della serie di mostre «Anti-Procès», che si considerava una manifestazione contro la guerra d'Algeria della Francia e, marginalmente, contro la commercializzazione dell'arte.

Naturalmente, la «cosa» di Tinguely non può più essere esposta nella mostra attuale. Ciò che può però essere mostrato, sono i ricordi dell'evento, alcuni dei quali preparati ad arte da Lebel – guarniti con fotografie dell'azione all'epoca.

Filosofi di Lebel e Tinguely

Questa è una delle tre parti della mostra. Accanto a «La Chose» si può vedere «Quelques Philosophes»: spiritosi collage bi e tridimensionali con i quali Lebel cerca di raccontare la storia di filosofi come Bakunin, Nietzsche e Spinoza in un modo ricco di parole e immagini.

A Nietzsche ha dedicato una scatola piena di oggetti meravigliosi, con i quali, tra le altre cose, si possono creare poesie dadaiste a caso o pezzi di musica. Il museo ha accostato i filosofi di Lebel alle opere di Tinguely, che anche quest'ultimo aveva conosciuto come tali.

La terza parte non è forse del tutto a norma di legge, si tratta di un video a quattro canali intitolato «Les Avatars de Vénus» in cui una serie di immagini confluiscono l'una nell'altra, Lebel presenta una sorta di storia culturale visiva delle rappresentazioni erotiche di Venere o semplicemente delle donne.

Si va dalle figure femminili primordiali come la Venere di Willendorf alle donne nude degli artisti rinascimentali e dei grandi maestri della modernità fino alle pin up degli anni 50 e alle fotografie pornografiche esplicite. La tecnica di fusione rivela sorprendenti corrispondenze formali tra arte e pornografia, anche se le differenze di contenuto non vengono cancellate.