Immersioni nelle grotte Uno speleosub illumina il mondo sotterraneo

Uz Rieger

1.12.2020

I cenotes dello Yucatan erano un tempo dei siti di sacrificio maya e assicuravano l’approvvigionamento d'acqua del popolo indigeno. Oggi, i sistemi di grotte attirano gli speleosub per ottime ragioni.

I cenotes – grotte carsiche collegate alle acque sotterranee – erano utilizzati come siti di sacrificio già all’epoca dei Maya. Il popolo indigeno considerava i complessi che comunicavano sotto i loro piedi come la porta di accesso al mondo sotterraneo. Oggi, queste grotte situate principalmente nella penisola messicana dello Yucatan attirano i sub per la loro particolare bellezza.

Sono numerosi coloro che avrebbero già perso la vita a causa dell’attrazione per le grotte – in effetti, i complessi di tunnel sono a volte molto stretti e completamente al buio e le superfici a volte taglienti – mentre intere formazioni rocciose continuano a staccarsi.

Tuttavia, la ragione per la quale gli speleosub decidono di correre rischi così grandi diventa evidente quando si vedono le foto dello speleonauta Martin Broen. Per tre anni, quest’argentino di 50 anni si è immerso nelle grotte della Riviera Maya messicana varcando una trentina di ingressi.

Come nello spazio

Martin Broen ha rivelato al portale «Science Times» che per lui si è trattato di un’esperienza unica. Aveva l’impressione di essere nello spazio e di partire alla scoperta di pianeti sconosciuti. In fondo ai complessi carsici, lo speleosub ha anche scoperto ossa umane e di mammut.

Martin Broen è stato particolarmente affascinato dai colori che mostravano i cenotes quando la luce del sole o della sua torcia filtrava nell’oscurità. Le grotte, normalmente nere come l’inchiostro, virano allora improvvisamente al blu chiaro, ha spiegato. Esse possono anche assumere un colore fluorescente quando, dopo un episodio di pioggia, si sprigiona l’acido tannico delle piante.

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