Stati Uniti Strage nell'ospedale a Tulsa, il killer si vendica del medico

SDA

2.6.2022 - 21:14

Dopo l'intervento l'autore della strage aveva chiamato ripetutamente la clinica di Tulsa lamentandosi di provare dolore e accusando il medico.
Dopo l'intervento l'autore della strage aveva chiamato ripetutamente la clinica di Tulsa lamentandosi di provare dolore e accusando il medico.
Keystone/AP Tulsa World

Neppure l'ospedale è più un luogo sicuro contro le sparatorie che continuano a insanguinare gli Stati Uniti. Dopo il supermercato di Buffalo nell'Empire State e la scuola elementare di Uvalde in Texas, il teatro dell'ultimo massacro è una clinica di Tulsa, in Oklahoma, dove un uomo ha ucciso quattro persone ferendone un'altra decina prima di togliersi la vita. Una vendetta contro il chirurgo che lo aveva operato alla schiena per i dolori che continuava a sentire dopo l'intervento.

Tutto è cominciato mercoledì pomeriggio quando il killer, un 45enne afroamericano identificato come Michael Louis, è entrato nel campus dell'ospedale St. Francis con un fucile semiautomatico Ar-15 che aveva comprato lo stesso giorno e con una pistola acquistata tre giorni prima in un banco dei pegni. L'Ar-15 è l'arma più usata nelle sparatorie di massa americane.

L'uomo si è diretto al secondo piano «sparando a chiunque trovasse sulla sua strada», ha riferito il capo della polizia locale Wendell Franklin. Nel suo cammino ha abbattuto quattro persone. Si tratta di Amanda Green e William Love, che non è stato precisato se erano pazienti o membri dello staff, e due medici: la dottoressa Stephanie Husen, una 48enne specialista di medicina sportiva, e il 59enne Preston Phillips, il chirurgo che lo aveva operato il 19 maggio e che era il suo obiettivo.

Lo conferma una lettera che aveva con sé, in cui lo accusava del dolore seguito all'intervento. Dolore di cui si era lamentato telefonando ripetutamente alla clinica, dove Philips lo aveva anche visitato nuovamente.

L'intervento della polizia è stato tempestivo

Questa volta, a differenza che a Uvalde, l'intervento della polizia è stato tempestivo: gli agenti sono arrivati tre minuti dopo la prima chiamata e, una volta giunti all'edificio, hanno seguito il rumore degli spari sino al secondo piano, entrando in contatto con il killer e le vittime cinque minuti dopo, quando però era ormai già troppo tardi. In ogni caso resta l'interrogativo su come un uomo armato possa essere riuscito ad entrare in un ospedale.

La sparatoria, la numero 233 dall'inizio dell'anno, arriva mentre è in corso un acceso dibattito nel paese per una stretta sulle armi dopo le stragi di Buffalo e di Uvalde. Il presidente Joe Biden parla alla nazione per l'ennesima volta, per sollecitare il Congresso ad «approvare leggi di buon senso per combattere l'epidemia di violenza da armi da fuoco che ogni giorno si porta via delle vite». In parlamento democratici e repubblicani stanno discutendo un possibile compromesso ma nella bozza non c'è il divieto delle armi d'assalto auspicato dalla speaker Nancy Pelosi.

Intanto lo stato di New York è pronto ad approvare un suo giro di vite aumentando da 18 a 21 l'età minima per acquistare un'arma, mentre il sindaco della Grande Mela Eric Adams valuta la proclamazione dello stato di emergenza e la nomina di un super sceriffo contro l'escalation delle sparatorie.

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