Vaud Condannato a 15 anni di prigione un padre incestuoso a Yverdon

gsi, ats

10.11.2023 - 17:25

Il palazzo del Tribunale penale della Broye e del nord vodese (immagine illustrativa).
Il palazzo del Tribunale penale della Broye e del nord vodese (immagine illustrativa).
KEYSTONE

Un padre violentatore è stato condannato a 15 anni di reclusione oggi a Yverdon (VD) per i reiterati abusi sessuali compiuti ai danni di sua figlia. Alla madre, resasi colpevole per aver fatto finta di nulla, sono stati inflitti 4 anni.

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Il Tribunale penale della Broye e del nord vodese ha ritenuto che la colpevolezza del padre fosse «schiacciante» e che le sue azioni fossero «estremamente gravi». Ha descritto un uomo «malato, possessivo e manipolatore» che ha trasformato la figlia in «un oggetto» per soddisfare le sue «pulsioni».

La Corte ha asserito che all'interno della famiglia regnava un «clima deleterio», caratterizzato da «abusi verbali» e «atti di violenza». Oltre alla pena detentiva, il padre è stato condannato a versare 80'000 franchi alla figlia come riparazione del torto morale. L'avvocato dell'imputato non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Anni di calvario

La giovane donna, ora ventenne, ha subito abusi tra il 2013 e il 2019, a cadenza pressoché settimanale. Davanti alla Corte, la scorsa settimana, ha raccontato i suoi anni di calvario, il suo disagio psicologico, nonché la sua anoressia e le sue lesioni corporali autoinflittesi. Ha anche ammesso di essere diventata dipendente dalla marijuana, che il suo aggressore le procurava in cambio di favori sessuali.

Nella sentenza emanata oggi, i giudici hanno sottolineato il «ruolo distruttivo» dell'uomo e la sua «natura vigliacca e possessiva», sottolineando che il condannato ha commesso atti «spregevoli» contro la ragazza che avrebbe dovuto proteggere. «È stato indegno del suo ruolo di padre», ha osservato la Corte.

Il cinquantenne, in detenzione preventiva da quasi due anni, si è assunto la «piena e completa» responsabilità. Nonostante «l'inizio» di una presa di coscienza e le scuse che «sembrano sincere», i giudici hanno emesso una sentenza pesante, che si avvicina ai 17 anni richiesti dalla procura.

La complicità della madre

L'altra figura genitoriale è stata ritenuta complice delle azioni del marito.

La Corte ha detto di non credere «alle smentite dell'imputata», che ha detto di non saperne nulla. Quando la figlia l'ha informata della prima molestia, durante una vacanza in Spagna, la madre avrebbe dovuto essere «in stato di allerta», come «qualsiasi genitore sarebbe stato», hanno osservato i giudici, mentre lei non ha nemmeno cercato di capire «il lento deterioramento mentale e fisico della figlia».

Questa donna «non voleva vedere nulla», preferendo «sacrificare» la ragazza e lasciarla «sotto lo stesso tetto del suo aguzzino» per «preservare un ideale familiare», si legge ancora nella sentenza.

Altri episodi di violenza

La madre è stata condannata anche per aver tentato di uccidere il figlio minore, gravemente disabile, facendogli quasi assumere un sonnifero in seguito a una crisi epilettica, per poi rinunciare al gesto all'ultimo secondo. In quel periodo, la donna, in uno stato di grave depressione, stava addirittura pensando di sterminare l'intera famiglia, hanno incalzato i giudici.

La sua avvocata, Anne-Claire Boudry, ha parlato di «shock» per l'assistita. Senza voler «minimizzare» i fatti, ha parlato di una «pena pesante» e ha indicato che farà ricorso.

Oltre alle pene di cui sopra, i due genitori devono risarcire il figlio minore con 10'000 franchi, come riparazione del torto morale, analogamente a quanto deciso dalla Corte nei confronti della figlia.