Coronavirus Cina, 41 milioni di cittadini bloccati, secondo caso in Giappone

ATS

24.1.2020 - 11:18

Le autorità cinesi hanno imposto il blocco ai trasporti in altre città – Xiaogan, Enshi e Zhijiang, tutte nella provincia di Hubei, culla dell'epidemia di coronavirus – portando così a oltre 41 milioni il numero di cittadini coinvolti dalle misure contro l'emergenza. Intanto è stato confermato un secondo caso in Giappone.

In molte di queste città è stata disposta anche la chiusura di luoghi aperti al pubblico come teatri o locali per il karaoke.

Anche Disneyland Shanghai chiude temporaneamente i battenti al fine di «garantire la salute e la sicurezza dei nostri ospiti» a seguito dell'epidemia  scoppiata nel paese.

Lo annuncia lo stesso parco dei divertimenti. La chiusura di tutte le strutture inizierà a partire da domani.

Ospedale in costruzione a Whuan

Intanto a Whuan, epicentro dell'epidemia di coronavirus scoppiata in Cina, è corsa contro il tempo per costruire un ospedale da 1000 posti letto. Operai e bulldozer sono al lavoro su un'area precedentemente destinata a centro vacanze. Secondo i media cinesi, ci vorranno sei giorni per completarlo.

Nel 2003, all'epoca dell'emergenza Sars, 7000 operai completarono l'ospedale Xiaotangshan, nei sobborghi di Pechino, in solo una settimana.

Secondo caso in Giappone

Il ministero della salute giapponese ha confermato il secondo caso nel paese di contagio da coronavirus proveniente dalla Cina.

Si tratta di un uomo di circa 40 anni di nazionalità cinese arrivato la scorsa domenica a Tokyo dalla città di Wuhan, l'epicentro dove si è generato il virus 2019-nCoV.

L'uomo – che aveva visitato un centro ospedaliero in Cina in due occasioni per poi essere dimesso prima di partire per il Giappone, è stato trasferito dall'ospedale di Tokyo, a cui si era rivolto mercoledì, all'Istituto nazionale delle malattie infettive.

Il primo caso in Giappone risaliva al 15 gennaio, e riguardava un uomo di nazionalità cinese di circa 30 anni, in visita di recente alla città di Wuhan.

Per l'OMS non è ancora emergenza internazionale

L'Organizzazione mondiale della sanità non dichiara per il momento l'emergenza internazionale sulla diffusione del virus 2019-nCoV.

Il comitato dell'OMS ha detto giovedì sera che «è troppo presto» per dichiarare un'emergenza di salute pubblica di livello internazionale, ma è tuttavia pronto a riunirsi non appena l'evoluzione dell'epidemia lo richiederà. Sono, a suo avviso, ancora pochi i casi del virus confermati al di fuori della Cina.

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