Paleontologia In Vallese 6,4 km di impronte di arcosauri

ATS

25.2.2020 - 17:16

I paleontologi sulle... orme degli arcosauri.
I paleontologi sulle... orme degli arcosauri.
Source: Museo di storia naturale di Ginevra

In quelle che oggi sono le montagne del Basso Vallese, a 2400 metri di quota, 240 milioni di anni fa vagavano «cugini» dei dinosauri a cui gli animali delle odierne savane africane non hanno nulla da invidiare.

Secondo paleontologi ginevrini, gli arcosauri «vallesani» del Triassico medio si spostavano in modo rettilineo su chilometri e chilometri come oggi fanno ad esempio zebre e alcune antilopi.

Tra il 2011 e il 2018, ricercatori del Museo di storia naturale di Ginevra hanno scoperto, in siti distinti ad alcuni chilometri di distanza in linea d'aria nei pressi del lago artificiale di Emosson, brevi piste attribuite all'arcosauro bipede Isochirotherium herculis. Concretamente si tratta di impronte di passi fossilizzate nella roccia arenaria, difficili da osservare per un profano, si legge in un comunicato diramato oggi dall'istituzione.

Nel Triassico medio, la stessa epoca per cui è celebre in tutto il mondo il mendrisiense Monte San Giorgio, tutta la regione del Monte Bianco, al confine tra le attuali Francia, Italia e Svizzera, era una sorta di penisola poco sopra il livello del mare. Gli arcosauri hanno lasciato le loro impronte nella sabbia di una zona golenale e queste, per una serie di circostanze fortunate per i paleontologi, si sono fossilizzate.

Nel corso di campagne successive sulle arenarie, che negli ultimi anni sono rimaste esposte alla vista grazie alla scomparsa di ghiacciai e nevai, i paleontologi hanno potuto interpretare sempre meglio le loro scoperte. Quelle che inizialmente su siti diversi erano state considerate orme distinte, ora sono attribuite allo stesso individuo, si legge nella pubblicazione A Several-Kilometer-Long Archosaur Route in the Triassic of the Swiss Alps sulla rivista Frontiers in Earth Science.

L'animale all'epoca ha dunque percorso almeno 6,4 chilometri spostandosi in linea quasi perfettamente retta. Nel comunicato del museo, i paleontologi non esitano a paragonare la prestazione di questo antico rettile con quella degli attuali alpinisti e parlano della «Haute Route» – il percorso realizzabile a piedi o con gli sci tra Chamonix (F) e Zermatt (VS) – degli arcosauri.

È «inaudito», si legge nella nota, che la marcia del rettile sia giunta fino a noi. Oltre alle condizioni eccezionali che hanno permesso la fossilizzazione delle impronte, la traiettoria della pista non è sta modificata in occasione del sollevamento delle Alpi. E soprattutto l'erosione, molto attiva, le ha riportate alla luce lungo un asse che corrisponde a quello dello spostamento degli animali.

L'erosione attuale farà scomparire queste impronte in pochi decenni. Per questo la descrizione e l'inventario dei ricercatori ginevrini si rivela fondamentale per farne sopravvivere la memoria.

Nella regione di Emosson, la scoperta di impronte di per sé non è una novità. I primi di una ventina di rinvenimenti risalgono a 34 anni or sono.

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