Maggio 1981 40 anni fa l'attentato a Papa Wojtyla, che resta ancora avvolto da misteri

SDA

8.5.2021 - 14:30

Il pontefice venne colpito quasi mortalmente.
Il pontefice venne colpito quasi mortalmente.
Keystone

Una scena sotto gli occhi dei fotografi che in un lampo fece il giro del mondo: Papa Giovanni Paolo II si accascia sulla papamobile, mentre fa il giro tra i fedeli a Piazza San Pietro prima dell'udienza generale.

Qualcuno tra la folla ha sparato due colpi e il Pontefice viene trasportato in ospedale in fin di vita. Era il 13 maggio del 1981.

L'uomo a sparare era Ali Agca. Ma chi erano i mandanti? Quale era l'obiettivo di vedere il Pontefice crollare sotto i colpi della pistola? A quarant'anni di distanza l'attentato a Karol Wojtyla resta sostanzialmente non risolto del tutto.

Il Pontefice tra grandi sofferenze sopravvive a quell'attentato e porterà la pallottola alla Madonna di Fatima, che è celebrata proprio il 13 maggio, e che, secondo lo stesso Wojtyla, lo salvò: «Una mano ha sparato, un'altra mano ha deviato la pallottola», disse una volta lo stesso Pontefice polacco.

I medici chiesere l'estrema unzione per il Papa

Che Papa Giovanni Paolo II si potesse salvare da quell'attentato non lo credevano invece neanche i medici del Policlinico Gemelli dove fu trasportato. «Gli stessi medici che eseguirono l'intervento, in primis il professor Francesco Crucitti, mi confessarono – ha di recente raccontato il cardinale Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Wojtyla – di averlo preso in carico senza credere nella sopravvivenza del paziente».

Il medico personale del Papa, il dottor Renato Buzzonetti, in quei tragici momenti chiese a Dziwisz di impartire al Papa l'unzione degli infermi. L'operazione durò quasi cinque ore e mezza. Riuscì. Il Papa era salvo.

Subito dopo l'attentato in piazza San Pietro viene arrestato Mehmet Ali Agca, il giovane turco che ha sparato al Papa, e viene trovata anche la pistola che ha usato, una Browning.

Giovanni Paolo II è ancora tra la vita e la morte, ma già ci si chiede chi ci sia dietro l'attentato: sembra infatti improbabile che i ''Lupi grigi'', l'organizzazione terroristica turca di cui Ali Agca fa parte e che ha base in Bulgaria, abbia potuto da sola organizzare l'impresa.

La visita e il perdono al suo attentatore

Il 27 dicembre 1983 Papa Wojtyla, nel carcere romano di Rebibbia, farà visita ad Agca e lo perdonerà. L'attentatore, nel corso degli anni e dei vari processi, ha dato le sue tante versioni, spesso contraddittorie e inverosimili per confondere il più possibile l'opinione pubblica.

Le indagini hanno seguito le piste più diverse, ma a 40 anni da quell'attentato non c'è ancora una verità certa. Di sicuro Wojtyla era scomodo all'Est europeo legato a doppio filo all'Unione sovietica. Ma prove in questa direzione non sono mai state trovate.

Di quel giorno resta una maglia bianca insanguinata e bucata dai fori dei proiettili. È nella cappella dell'istituto delle Figlie della Carità, a Boccea, quartiere periferico di Roma, conservata in una teca. La reliquia è sopravvissuta grazie alla prontezza di una infermiera che era in sala operatoria e la vide buttata in un angolo.

Anna Stanghellini, così si chiamava l'infermiera caposala, morta poi nel 2004, tenne per qualche tempo quella preziosa maglia nel suo armadio; poi nel 2000, l'anno del Grande Giubileo, la donò alle suore, presso le quali aveva fatto un periodo di postulato; aveva scelto un'altra strada rispetto a quella del convento, ma rimase molto legata a quelle suore presso le quali scelse anche di abitare negli ultimi anni della sua vita.