SanitàZH: bambino handicappato, ospedale deve pagare 140'000 franchi
ATS
2.11.2017 - 12:41
Successo per la madre di un bambino handicappato fisicamente e mentalmente: il Tribunale cantonale zurighese è giunto alla conclusione che l'ospedale è responsabile della "fatale" mancanza di ossigeno durante la nascita.
Il nosocomio deve versare alla donna e a suo figlio una riparazione morale di 140'000 franchi.
Dopo una gravidanza senza problemi nel febbraio 2004 la gestante si è recata in un ospedale regionale zurighese (la corte non ha reso pubblico di quale si tratti). Era previsto un parto in acqua, ma il nascituro si è preso troppo tempo e l'ostetrica ha deciso di rompere il sacco amniotico (amniotomia). Il liquido è uscito "in considerevoli quantità", così che si è reso necessario cambiare dapprima le lenzuola del letto. Nel frattempo la partoriente è rimasta in piedi accanto al letto. Durante l'esame poi condotto la levatrice ha constatato che qualcosa era andato storto: la testa del bebè si trovava in una posizione così sfavorevole che il cordone ombelicale era strozzato.
Il bimbo è quindi stato fatto nascere con un parto cesareo d'emergenza ed è stato rianimato prima di essere trasferito all'Ospedale pediatrico di Zurigo. Quando i genitori hanno potuto portare a casa il figlio questi era già annunciato all'Assicurazione invalidità. È emerso che aveva subito una paralisi cerebrale dovuta a un'ossigenazione e a un'irrorazione sanguigna insufficienti durante il parto. Oggi il 13enne soffre tra l'altro di disturbi verbali e dell'equilibrio e frequenta una scuola per handicappati. Egli dipenderà dall'aiuto di terzi per tutta la vita.
La madre ha chiesto un risarcimento danni e una riparazione morale dall'ospedale, che si è però rifiutato. Anche il Tribunale distrettuale competente ha condiviso il parere del nosocomio: non è comprovato che esso sia colpevole della disgrazia. La donna si è quindi rivolta al Tribunale cantonale, ottenendo ragione: l'ospedale deve versare 100'000 franchi al ragazzo e 40'000 franchi alla madre.
Per la corte suprema zurighese è chiaro che l'ostetrica ha valutato in modo erroneo la posizione della testa del nascituro. Per l'amniotomia il capo deve trovarsi fisso nel bacino, altrimenti sussiste il rischio che il cordone ombelicale scivoli tra la testa e il bacino e venga strozzato.
Il fatto che sia successo proprio ciò nel caso in questione dimostra che la testa del bimbo non era ancora scivolata abbastanza in basso: la levatrice non avrebbe dovuto rompere il sacco amniotico. Inoltre ha omesso di ascoltare il tono cardiaco come da prassi, altrimenti si sarebbe accorta più in fretta che qualcosa non andava come dovuto. Per il Tribunale cantonale sarebbe anche stato indicato convocare più rapidamente un medico. Proseguendo da sola l'ostetrica ha agito in maniera poco scrupolosa e non ha osservato il regolamento.
La querelante auspicava pure che il nosocomio si assumesse i costi della sua psicoterapia, per cui chiedeva 18'000 franchi. La donna sostiene di aver sofferto di un disturbo posttraumatico da stress che ha condotto a depressioni e pensieri suicidi. Ancor oggi si trova in terapia ed è psichicamente instabile. Oltre alle condizioni di salute del figlio, una delle cause maggiori del suo stato è, a suo dire, l'assenza di comunicazione da parte dell'ospedale: nei momenti più precari esso non le ha fornito alcuna informazione. Il Tribunale cantonale è però giunto alla conclusione che il nosocomio non ha commesso errori nella comunicazione e che la donna deve pagare la terapia di tasca propria.
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