ConflittiAfghanistan: accordo tra Ghani e Abdullah
ATS
17.5.2020 - 22:06
Svolta nella politica afghana da mesi intrappolata in un braccio di ferro che ha tenuto bloccato il paese: il presidente Ashraf Ghani e il suo rivale Abdullah Abdullah hanno firmato un accordo per la condivisione del potere.
Lo ha annunciato su Twitter Gedi Sediq Sediqqi, portavoce del presidente, sottolineando che «Abdullah guiderà la commissione di riconciliazione nazionale e i membri della sua squadra saranno inclusi nel gabinetto».
Una decisione che segue una impennata di violenza culminata nell'attacco martedì scorso al reparto di maternità di un ospedale a Kabul che ha causato 24 morti tra i quali alcuni neonati. Solo l'ultimo episodio in ordine di tempo lungo una scia di sangue mai davvero interrotta nonostante la firma a fine febbraio di un accordo con gli Stati Uniti che sanciva il ritiro di tutte le truppe straniere dal Paese entro quattordici mesi.
Ora gli Usa plaudono all'iniziativa, con il segretario di Stato Mike Pompeo che «si congratula con i due leader per aver raggiunto un accordo su una governance inclusiva per l'Afghanistan». In un nota la portavoce Morgan Ortagus, non ha tuttavia mancato di rimarcare il «rammarico» di Pompeo per «il tempo perso» nei mesi caratterizzati da una vera e propria faida, che ha fatto precipitare il paese in una conclamata crisi politica.
Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha salutato con favore l'accordo di condivisione del potere stipulato tra i rivali e li ha esortati a rinnovare i loro sforzi per la pace.
Abdullah era stato in passato «chief executive» in base a un accordo sulla divisione del potere ma aveva lasciato l'incarico dopo la sconfitta nelle elezioni presidenziali di settembre che hanno visto la vittoria – tra ricorsi e accuse di frodi – di Ghani.
Abdullah si era autodichiarato presidente e aveva proceduto a una cerimonia di insediamento autoconvocata il 9 marzo, lo stesso giorno del giuramento di Ghani. Ora, ha dichiarato Abdullah, l'accordo impegna le parti alla realizzazione di «un'amministrazione più inclusiva, responsabile e competente» e «significa assicurare una via per la pace, il miglioramento della governance, la protezione dei diritti, il rispetto delle leggi e dei valori».
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