L'allarme dell'OIM «Minacce dall'estero al flusso delle rimesse in Afghanistan»

SDA

7.9.2021 - 16:34

Lunghe file davanti agli sportelli delle banche a Kabul (foto del 24 agosto scorso)
Lunghe file davanti agli sportelli delle banche a Kabul (foto del 24 agosto scorso)
Keystone

L'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) lancia l'allarme sulle difficoltà che si frappongono ai flussi delle rimesse in Afghanistan, indispensabili per la sopravvivenza delle famiglie e dell'economia nazionale.

Nel 2020, le rimesse ufficiali in Afghanistan sono ammontate a oltre 788 milioni di dollari, circa il 4% del PIL complessivo del Paese, provenienti dai 5,8 milioni di afghani che vivono fuori dalla loro patria.

Dopo la presa del potere da parte dei talebani – osserva l'Oim in una nota – «gli afgani affrontano una stretta finanziaria». Gli Stati Uniti hanno congelato 7 miliardi di dollari di riserve afghane. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha bloccato i finanziamenti al Paese, inclusi centinaia di milioni di dollari in Diritti Speciali di Prelievo, che possono essere convertiti in valuta durante i periodi di crisi.

Banche a corto di contanti

Nonostante la ripresa delle attività bancarie in Afghanistan alla fine di agosto, la Banca centrale afghana può accedere solo a una frazione del suo solito finanziamento. Ciò significa che le casse delle banche afgane non possono essere facilmente riempite: gli sportelli automatici hanno esaurito i contanti e sono stati fissati limiti di prelievo.

A loro volta, i prezzi dei beni di prima necessità stanno aumentando. Si temono scarsità di cibo, aumento dell'inflazione e crollo della valuta, il tutto con conseguente intensificazione dell'emergenza umanitaria in tutto il Paese.