Gli Stati Uniti continuano a bruciare per il quinto giorno consecutivo, nonostante la mobilitazione della guardia nazionale in una decina di Stati e il coprifuoco in almeno 25 città.
Mentre la protesta per la morte dell'afroamericano George Floyd per mano della polizia si estende a Toronto, Londra e Berlino e coinvolge le star dello sport.
Nell'ultima notte sono proseguiti gli scontri con la polizia, le violenze, i saccheggi, gli incendi e gli atti vandalici, che nel sud hanno travolto anche i monumenti confederati, considerati simbolo dell'epoca schiavista e suprematista bianca.
Morti e feriti
Il bilancio registra anche un morto e due feriti a Indianapolis, nell'Indiana, dopo l'esplosione di alcuni colpi d'arma da fuoco, mentre a Jacksonville, in Florida, un agente è stato pugnalato al collo ed è ricoverato in ospedale.
È uno dei tanti agenti rimasti feriti. A Minneapolis, epicentro della rivolta, il corpo di un uomo è stato trovato vicino ad un'auto bruciata ma non è ancora chiaro se l'episodio sia legato alle proteste.
Migliaia in manette
Fino a sabato, secondo un calcolo dell'Ap, erano state arrestate complessivamente quasi 1.400 persone in 17 città Usa, di cui 533 a Los Angeles.
Ma dopo questa altra lunga notte il numero è destinato a salire. Solo a New York, dove un Suv della polizia è stato lanciato contro la folla, sono finiti in manette 345 dimostranti dopo che in migliaia hanno invaso ovunque la Grande Mela, compresa la Trump Tower a Manhattan.
Casa Bianca assediata ongi sera
Blindato anche dalla Guardia nazionale in una Casa Bianca ormai assediata ogni sera, Donald Trump segue una strategia ben precisa, che non aiuta a spegnere il falò.
Da un lato accusa i media «fake news» di «fomentare odio e anarchia», trasformando i reporter sul campo in bersagli sempre più esposti agli attacchi sia della polizia che dei manifestanti.
Dall'altro cavalca la battaglia politica in vista delle elezioni rimproverando ai sindaci e ai governatori dem di non usare la guardia nazionale prima che sia troppo tardi, come a Minneapolis, dove è entrata in azione solo ieri sera.
Per Trump è colpa della sinistra radicale
E annuncia di voler designare come organizzazione terroristica 'Antifa', il movimento antifascista della sinistra antagonista che aveva già additato ieri come responsabile delle violenze.
Il presidente ha già scelto quindi di addossare la colpa alla sinistra radicale, mentre nel caos altri evocano le infiltrazioni dei suprematisti bianchi.
La Casa Bianca comunque nega che esista un «razzismo sistematico», come ha fatto il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O'Brien: «Ci sono cattivi poliziotti che sono razzisti e ci sono poliziotti che forse non hanno il giusto addestramento, la polizia è danneggiata da 'poche mele marce'«.
«Trump non ha voluto ascoltarmi»
Ma la gente protesta perché neppure quelle vengono punite adeguatamente. «Non è un omicidio colposo ma premeditato», ha contestato Benjamin Crump, l'avvocato della famiglia Floyd, sottolineando che l'agente Derek Chauvin ha tenuto il suo ginocchio sul collo di George per quasi nove minuti, di cui tre dopo che aveva perso conoscenza, chiedendo inoltre come mai non siano stati arrestati anche gli altri tre poliziotti.
Si lamenta anche Philonise Floyd, il fratello della vittima: «Trump mi ha chiamato ma non mi ha dato l'opportunità neppure di parlare... continuava a respingermi come se dicesse 'non voglio sentire di cosa stai parlando'. Gli ho solo detto che voglio giustizia e che non potevo credere che avessero commesso un moderno linciaggio in pieno giorno».
Intanto il governatore del Minnesota Tim Walz, come già alcuni sindaci, ha prolungato sino a lunedì il coprifuoco a Minneapolis e St. Paul, per il timore di un'altra notte di fuoco e rabbia.
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