Stati Uniti Assalto al Congresso, le reazioni dei leader statunitensi e europei

SDA

7.1.2021 - 09:54

Le reazioni a quello che è stato definito un assalto senza precedenti al cuore della democrazia statunitense non si sono fatte attendere né in Patria né all'estero. Molti i componenti di spicco della compagine repubblicana che, in seguito ai fatti della notte, hanno voltato le spalle al presidente Trump per il quale si è ipotizzata anche una rimozione prima del 20 gennaio.

«Questa non è una protesta, è un'insurrezione. La nostra democrazia è sotto un assalto senza precedenti, un assalto contro i rappresentanti del popolo», ha denunciato Joe Biden esortando Trump ad andare in tv a chiedere la fine dell'assedio. Cosa che il presidente ha fatto solo dopo un lungo silenzio e due deboli e tardivi tweet in cui chiedeva ai suoi sostenitori di stare tranquilli: «L'elezione ci è stata rubata, ma dovete andare a casa. Non vogliamo che nessuno resti ferito».

La violenza al Congresso è stato un momento di «grande disonore e vergogna» per gli Stati Uniti ma non «una completa sorpresa», ha affermato l'ex presidente statunitense Barack Obama, sottolineando che la violenza è stata la conseguenza di una «narrativa di fantasia» dei repubblicani. Ed è stata «incitata da un presidente che ha continuato a mentire sul risultato delle elezioni».

L'ex presidente repubblicano George W. Bush ha condannato l'"insurrezione» al Congresso, degna – ha detto – di una «Repubblica delle banane». «Un assalto senza precedenti al Congresso, alla Costituzione e al Paese», ha rilevato l'ex presidente Bill Clinton, sottolineando che il «fiammifero è stato accesso da Donald Trump e dai suoi più ardenti sostenitori, inclusi molti in Congresso, per capovolgere il risultato delle elezioni che ha perso».

Molti leader repubblicani voltano le spalle a Trump

Nel frattempo un crescente numero di leader repubblicani inizia a ritenere che il presidente uscente dovrebbe essere rimosso prima del 20 gennaio. Lo riporta Cnn, secondo la quale quattro repubblicani ritengono il 25° emendamento la strada migliore, mentre altri due opterebbero per l'impeachment. L'indiscrezione mostra la crescente frustrazione del partito del presidente, già spaccato sulle accuse di Trump di brogli elettorali.

L'ex direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca, Stephanie Grisham, attuale portavoce e chief of staff della first lady Melania, si è dimessa in seguito all'assalto. Lo riferisce la Cnn citando un dirigente della Casa Bianca.

Anche il potente senatore repubblicano Lindsey Graham volta le spalle a Donald Trump, di cui è stato uno stretto alleato. «Io e Trump abbiamo fatto un bel viaggio. Mi dispiace che finisca così ma oggi tutto ciò che posso dire è 'non contare su di me'. Quando è troppo è troppo. Ho provato ad essere utile», ha detto in Senato, affermando che Joe Biden e Kamala Harris «sono stati eletti legalmente e diventeranno presidente e vicepresidente».

Dal canto suo il leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell aveva già preso le distanze dal presidente, prima delle proteste a Capitol Hill,  ammonendo che ribaltare la vittoria di Biden avrebbe spinto la democrazia in una «spirale mortale». 

L'Europa condanna i fatti di Capitol Hill

«Immagini che non avremmo mai voluto vedere», ha commentato sbigottito il commissario Ue Paolo Gentiloni, tra i primi leader della comunità internazionale ad esprimere una preoccupazione condivisa addirittura dal segretario generale della Nato Stoltenberg che ha parlato di «scene scioccanti» e chiesto (al presidente degli Stati Uniti!) di rispettare il risultato di elezioni democratiche.

«Credo nella forza delle istituzioni e della democrazia statunitense. La transizione pacifica del potere è al centro. Joe Biden ha vinto le elezioni. Sono ansiosa di lavorare con lui come prossimo presidente degli Stati Uniti». Così la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ritwittando la frase di Biden: «L'America è molto meglio di quello che stiamo vedendo oggi».

«Scene vergognose all'interno del Congresso degli Stati Uniti». Lo scrive Boris Johnson condannando l'irruzione dei sostenitori di Donald Trump. «Gli Stati Uniti sono un simbolo di democrazia nel mondo ed è vitale ora che ci sia un passaggio di poteri ordinato e pacifico» alla Casa Bianca, aggiunge il premier Tory britannico. «Le violenze contro le istituzioni americane sono un grave attacco contro la democrazia. Io le condanno», ha scritto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, in un tweet.

I canadesi sono «profondamente turbati» dall'assalto a Capitol Hill, ha detto il premier Justin Trudeau definendo quanto accaduto negli Stati Uniti, «il nostro più stretto alleato e vicino, un attacco alla democrazia». «La violenza non riuscirà mai a prevalere sulla volontà del popolo. La democrazia negli Usa deve essere sostenuta, e lo sarà», ha aggiunto Trudeau.

Le immagini arrivate agli Stati Uniti «mi hanno riempito di rabbia e tristezza», ha detto Angela Merkel, intervenendo a una manifestazione politica della Csu, per via virtuale. «Deploro che il presidente Trump non abbia riconosciuto la sconfitta alle elezioni da novembre e che non lo abbia fatto neppure ieri», ha aggiunto. «Dubbi sono stati sollevati sull'esito delle elezioni e si è preparata l'atmosfera per gli eventi della notte scorsa».

«Una cesura storica per gli Usa» e «un attacco alla democrazia liberale». Così il presidente tedesco Frak-Walter Steinmeier ha definito i disordini begli Stati Uniti in un inedito statement rilasciato al castello di Bellevue, sulla situazione a Washington. «Ma sono certo che la democrazia americana sia più forte di quest'odio», ha aggiunto.

L'attacco al Campidoglio è stato «vergognoso e va condannato con forza». Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu incontrando a Gerusalemme il segretario al tesoro statunitense Steve Mnuchin. «Per generazioni – ha aggiunto – la democrazia americana è stata una fonte di ispirazione per il mondo intero e per Israele. Mi è stata sempre di ispirazione. I disordini violenti sono l'esatto opposto dei valori che gli americani e gli israeliani considerano sacri». «Non ho dubbi che la democrazia Usa – ha concluso – avrà il sopravvento».

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