Un duro colpo Assassinio di Shinzo Abe, il Giappone è sotto shock 

SDA

8.7.2022 - 22:07

Il Giappone è sotto shock per l'assassinio dell'ex primo ministro Shinzo Abe, tra i leader nipponici più influenti del dopoguerra. Un omicidio brutale che ha suscitato sgomento nel mondo, con manifestazioni di solidarietà e incredulità espresse da tutti i leader globali.

Shinzo Abe nel 2017.
Shinzo Abe nel 2017.
KEYSTONE/AP Photo/Rick Rycroft

Keystone-SDA

Shinzo Abe è stato ucciso a 67 anni da due colpi sparati da una pistola artigianale di legno e metallo durante un comizio elettorale.

Il premier più longevo della storia del Giappone è stato colpito da un uomo di 41 anni, Tetsuya Yamagami, che gli si è avvicinato alle spalle intorno alle 11.30 locali (le 4.30 in Svizzera) brandendo una pistola fatta in casa e camuffata con cura mentre Abe stava parlando davanti a una stazione a Nara, città del Giappone centro-occidentale, a sostegno dei candidati liberaldemocratici per le elezioni di domenica della Camera Alta.

Per chi ha conoscenza delle abitudini nipponiche, i comizi elettorali sono quanto di più lontano dagli scenari di pericolo: auto-disciplinati, ordinati e con la polizia ridotta al lumicino.

Gli spari

Le immagini trasmesse senza sosta dal network statale Nhk e dai canali privati mostrano prima Yamagami seguire con attenzione gli spostamenti dell'ex premier, per poi avvicinarsi indisturbato ed esplodere i due colpi letali.

Momenti drammatici e violenti che hanno spinto Facebook, Twitter e altri social media a rimuovere il video dell'assassinio.

Ai primi soccorritori le condizioni di Abe sono apparse subito critiche: dopo un insistente massaggio cardiaco, è stato autorizzato il trasporto d'urgenza in ospedale.

La perquisizione della sua abitazione a Nara ha portato al ritrovamento di altre pistole fatte in casa così come di esplosivi, circostanza che ha fatto scattare l'evacuazione dell'intero isolato.

La morte

Il decesso di Abe al Nara Medical University Hospital – dove si è precipitata la moglie Akie – è stato ufficializzato alle 17.03 (le 10.03 in Svizzera): una delle due pallottole aveva raggiunto il cuore.

«Abe è giunto in ospedale senza segni di vita, in arresto caridorespiratorio e con due ferite. Non è stato possibile fermare l'emorragia», ha spiegato Hidetada Fukushima, il chirurgo che ha seguito i soccorsi. «Abbiamo provato per ore a rianimarlo, ma il battito cardiaco non è ripartito».

La reazione della politica giapponese

Il premier Fumio Kishida, tornato nel suo ufficio a Tokyo, ha condannato l'aggressione «nel modo più forte possibile. L'atto barbaro che ha tolto la vita all'ex primo ministro Abe è avvenuto durante un'elezione che è il fondamento della democrazia. La sua morte mi lascia senza parole», ha aggiunto in lacrime.

Una riunione d'emergenza del governo ha deciso di rafforzare le misure di sicurezza a ministri e politici, e di confermare la tornata elettorale.

Lo sconcerto del mondo

«Sono sbalordito, indignato e profondamente rattristato dalla notizia – ha dichiarato il presidente Usa Joe Biden -. La violenza armata lascia sempre una profonda cicatrice».

Il capo del Cremlino Vladimir Putin ha parlato di «perdita irreparabile», mentre per la Cina il cordoglio è stato espresso dal ministero degli Esteri.

Da premier Abe aveva profuso molti dei suoi sforzi per cementare l'alleanza di sicurezza con gli Stati Uniti e allo stesso tempo rafforzare il suo Paese sul piano militare, spingendo per una costituzione meno pacifista e più tarata sulle nuove minacce, a partire dalla crescente assertività di Pechino.

Giallo sul killer

Una delle poche certezze è che Tetsuya Yamagami, come ha confessato lui stesso, voleva colpire e uccidere Shinzo Abe con una specie di pistola artigianale. Ma sulle ragioni del gesto e soprattutto su chi sia Yamagami pendono tanti interrogativi ancora senza risposta.

Ex militare di 41 anni, l'uomo che ha assassinato il politico che ha rotto il tabù della potenza bellica giapponese non sembra essere un attivista politico. Viveva in un appartamento qualunque nella città di Nara e aveva lasciato il lavoro a maggio per motivi di salute. «Non ho mai sentito che avesse convinzioni politiche e non riesco in alcun modo a collegarlo all'attacco», ha raccontato un conoscente.

Yamagami frequentò una scuola superiore pubblica nella prefettura di Nara e scrisse nel suo annuario di «non avere la più pallida idea» di cosa volesse fare in futuro. Risulta che l'uomo abbia prestato servizio nella Marina della Forze di Autodifesa (le forze armate di Tokyo) per due anni e nove mesi fino al 2005 presso la base di Kure, nella prefettura di Hiroshima. Nell'autunno del 2020 aveva iniziato a lavorare in un'azienda manifatturiera nella regione del Kansai.

Non risultano segnalazioni di problemi sulla sua condotta ma nell'aprile di quest'anno Yamagami ha comunicato di voler abbandonare il lavoro perché «stanco», cosa che ha fatto il mese successivo.

Un attacco per «rancore»

Avrebbe colpito l'ex premier «per odio», secondo le prime ricostruzioni, ma la polizia ha assicurato che dopo l'arresto Yamagami ha escluso «motivazioni politiche», parlando di «rancore» contro una presunta e non meglio specificata «organizzazione» che lui pensava essere legata ad Abe.

Ha dichiarato di aver costruito da sé, forse con le istruzioni di assemblaggio recuperate su internet, la pistola e «diversi ordigni esplosivi» per portare a termine l'attacco. «Provavo risentimento per l'ex primo ministro Shinzo Abe e per questo volevo ucciderlo», ha confessato agli inquirenti.

Le immagini dell'arresto di Yamagami mostrano l'arma avvolta nel nastro adesivo nero, per meglio occultarla e per rinforzarne la struttura, con due canne e dalle dimensioni di poco più grandi di una pistola. Di sicuro potente, viste le lesioni mortali causate.

Il paradosso è che in Giappone il porto e l'uso delle armi da fuoco è disciplinato con estremo rigore e consentito solo in limitatissimi casi: gli agenti della sicurezza di Abe che hanno bloccato l'attentatore dopo gli spari scaraventandolo per terra, lo hanno affrontato senza ricorrere alle armi.