Medio Oriente Battaglia allo Shifa, gli USA confermano la morte di Issa

SDA

18.3.2024 - 21:47

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è tornato a frenare il premier israeliano Benjamin Netanyahu sull'annunciata operazione militare a Rafah mentre la Casa Bianca ha confermato la morte in un raid israeliano di Marwan Issa, numero 2 delle Brigate al Qassam e membro di rango di Hamas, dopo le indiscrezioni che filtravano da giorni. E all'ospedale Shifa di Gaza City si è consumata una battaglia finita con «20 terroristi» uccisi e oltre 200 arresti.

Fumo ed esplosioni nella Striscia di Gaza, vista dal sud di Israele, domenica 17 marzo 2024 (immagine d'illustrazione).
Fumo ed esplosioni nella Striscia di Gaza, vista dal sud di Israele, domenica 17 marzo 2024 (immagine d'illustrazione).
KEYSTONE/AP Photo/Ariel Schalit

Keystone-SDA

Nel primo colloquio dopo oltre un mese di gelo, durato 45 minuti, il presidente Usa ha ribadito al premier israeliano che l'azione a Rafah sarebbe «un errore». E gli ha chiesto di inviare un team a Washington proprio per discutere di questo, richiesta alla quale Netanyahu ha acconsentito. Il premier ha tuttavia ribattuto che Israele intende «raggiungere tutti gli obiettivi della guerra», di fatto confermando che l'operazione si farà: «L'eliminazione di Hamas, il rilascio di tutti gli ostaggi e la promessa che Gaza non rappresenterà più una minaccia per Israele» sono i punti irrinunciabili elencati da Netanyahu.

Il pressing di Biden per scongiurare il raid nella città al confine con l'Egitto è motivata dalle preoccupazioni del presidente, «prima fra tutte per la sorte di un milione di persone» che vi hanno trovato rifugio scappando dal resto della Striscia. «Rafah – ha spiegato il consigliere per la Sicurezza nazionale americana Jake Sullivan – è inoltre un importante punto di passaggio degli aiuti».

Dopo la conferma della morte di Issa – colpito lo scorso 8 marzo in un raid con bombe capaci di penetrare in profondità nel terreno in un bunker a Nuseirat – Israele continua intanto la caccia ad Hamas. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno compiuto all'alba un blitz nell'ospedale di al Shifa, il più grande di Gaza, dove secondo informazioni dell'intelligence operavano miliziani armati e si nascondevano alti dirigenti della fazione islamica.

Un'operazione «mirata»

È stata un'operazione «mirata», ha spiegato il portavoce militare, terminata con un bilancio di «20 terroristi uccisi», compreso Faiq Mabhuoch, capo delle operazioni di sicurezza interna di Hamas e alto comandante della fazione islamica. Secondo la stessa fonte, sono state arrestate e interrogate oltre 200 persone sospette, tra cui un giornalista di al Jazeera di cui l'emittente qatarina ha chiesto l'immediata liberazione.

Dal canto suo il ministero della Sanità di Hamas ha fatto appello alla comunità internazionale «a fermare immediatamente il massacro contro i malati, i feriti, gli sfollati e il personale medico all'interno dell'ospedale al-Shifa», intrappolati «in due edifici» della struttura. E ha denunciato lo scoppio di un incendio nel nosocomio segnalando «casi di soffocamento tra donne e bambini che si trovano all'interno».

Anche l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha espresso la sua forte preoccupazione per la situazione: «Gli ospedali non dovrebbero mai essere campi di battaglia», ha dichiarato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Delegazione in Qatar

Intanto è arrivata in Qatar una delegazione guidata dal capo del Mossad David Barnea alla vigilia di negoziati indiretti tra le parti per una tregua nella Striscia e il rilascio dei circa 130 ostaggi israeliani ancora prigionieri. La trattativa di Doha, secondo una fonte israeliana, sarà «un processo lungo e complesso»: si calcolano almeno due settimane. L'ipotesi è quella di 42 giorni di tregua in cambio di 40 ostaggi israeliani.

Al 164esimo giorno di guerra, la Fao ha previsto una situazione di carestia entro il prossimo maggio al nord della Striscia e non è escluso che si allarghi altrove. Il direttore generale dell'Unrwa Philippe Lazzarini ha annunciato che nella guerra sono state «distrutte oltre 150 strutture e 400 gli addetti uccisi». E ha denunciato che Israele gli ha negato l'ingresso nella Striscia.