Elezioni Biden e l'Europa denunciano: «Il voto in Russia è stato una farsa»

SDA

18.3.2024 - 21:25

«Elezioni farsa», «incredibilmente anti democratiche», «né libere né giuste»: è il coro unanime degli Usa, dei loro alleati del G7 e dell'Europa dopo la scontato plebiscito che ha riconfermato Vladimir Putin. Con Berlino e Londra primi ad annunciare che non riconosceranno il voto in Russia – delegittimando lo zar come possibile interlocutore di ogni futuro negoziato o trattato – né tantomeno quello tenuto in certe parti dell'Ucraina, della Georgia e della Moldavia in violazione del diritto internazionale.

Il presidente russo Vladimir Putin, al centro, partecipa a un concerto che celebra la sua vittoria alle elezioni presidenziali e il decennale dell'annessione della Crimea alla Russia sulla Piazza Rossa a Mosca, lunedì 18 marzo 2024, insieme ai candidati alle elezioni presidenziali Nikolai Kharitonov, a destra, e Leonid Slutsky, a sinistra.
Il presidente russo Vladimir Putin, al centro, partecipa a un concerto che celebra la sua vittoria alle elezioni presidenziali e il decennale dell'annessione della Crimea alla Russia sulla Piazza Rossa a Mosca, lunedì 18 marzo 2024, insieme ai candidati alle elezioni presidenziali Nikolai Kharitonov, a destra, e Leonid Slutsky, a sinistra.
KEYSTONE/AP Photo/Alexander Zemlianichenko

18.3.2024 - 21:25

Anche l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha esortato all'unanimità la comunità internazionale a non riconoscere più la legittimità di Putin come presidente e invitato tutti i Paesi a cessare ogni contatto con lui, tranne che per perseguire la pace e per scopi umanitari, ad esempio per organizzare scambi di prigionieri o per riportare a casa i bambini dell'Ucraina.

Una linea all'esame del G7 sotto la presidenza italiana, dove è in gioco la capacità di interloquire in futuro con Putin (a partire dal conflitto in Ucraina), mentre una fetta consistente del mondo si felicita con lo zar, compresi Paesi vicini a Usa ed Europa come India e Turchia.

Il 'là alla bocciatura del voto russo era stato dato domenica dal portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale Usa John Kirby con una laconica dichiarazione alla Reuters: «Queste elezioni non sono state chiaramente né libere né giuste dato che Putin ha imprigionato gli oppositori politici prevenendo così che corressero contro di lui».

«È stato un processo incredibilmente anti democratico», ha rilanciato il giorno successivo un portavoce del Dipartimento di Stato nel briefing quotidiano, avvisando che «non ci sarà sicuramente alcuna telefonata di congratulazioni dagli Stati Uniti».

Sullivan: «Nulla di libero o giusto in queste elezioni»

Silenzio finora da parte Joe Biden (ma anche del suo rivale Donald Trump), occupato in mattinata in una lunga telefonata con il premier israeliano Benjamin Netanyahu e in un ricevimento nella residenza presidenziale per il mese della storia della donne.

A parlare per lui è stato il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan nel consueto briefing della Casa Bianca: «Non c'è stato nulla di libero o giusto in queste elezioni e il risultato era scontato.»

«La realtà è che Putin è il presidente della Russia. Abbiamo dovuto affrontare questa realtà durante tutta la guerra in Ucraina e continueremo ad affrontare questa realtà, ma tale realtà non nega il fatto che queste elezioni non abbiano soddisfatto nessun parametro di libertà o equità», ha detto.

Nel frattempo si erano già espresse tutte le principali cancellerie occidentali, con sfumature diverse ma unanimi sul voto non libero.

Berlino ha sparato la prima bordata annunciando che non riconoscerà l'esito di elezioni «non democratiche» e che continuerà a riferirsi al capo di Stato russo semplicemente come «Putin» senza alcuna qualifica, come del resto già fatto «negli ultimi tempi».

«La Russia è ora una dittatura ed è governata da Vladimir Putin in modo autoritario, come ha già detto il cancelliere federale», ha precisato il portavoce del governo.

Sulla stessa lunghezza d'onda Londra, secondo cui queste elezioni «mostrano l'ampiezza della repressione». «Putin rimuove i suoi avversari politici, controlla i media e poi si incorona vincitore. Questa non è democrazia», ha attaccato il capo della diplomazia britannica David Cameron, mentre il ministro della Difesa Grant Shapps definiva il leader del Cremlino uno «Stalin dei giorni nostri».

Denunce anche dall'UE

Anche l'alto rappresentante per la politica estera della Ue Joseph Borrell ha denunciato elezioni «né libere né giuste», basate sulla «repressione e l'intimidazione».

Concetti ribaditi dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e dal suo collega francese, il quale ha lodato inoltre il coraggio dei cittadini russi «che hanno manifestato pacificamente la loro opposizione a questo attentato ai loro diritti politici fondamentali».

«Una farsa, una parodia», ha rincarato il capo della diplomazia ceca Jan Lipavsky. Sull'altra sponda dell'Atlantico anche il Canada ha messo sotto accusa un processo elettorale irregolare.

Silenzio invece da Trump, il cui flirt con lo zar preoccupa l'intelligence in caso di una sua vittoria: non incoraggia né la sua intenzione di ingaggiare come consigliere il suo ex campaign manager Paul Manafort, da lui graziato dopo la condanna nel Russiagate, né il suo auspicio di non dover scegliere tra Putin che «ingoia» l'Ucraina o l'invio di armi a Kiev.

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