Stati Uniti Ultime truppe via da Kabul, Biden: «Si apre una nuova era»

SDA

31.8.2021 - 22:36

Il presidente statunitense Joe Biden
Il presidente statunitense Joe Biden
KEYSTONE

Oggi inizia una nuova era: con la fine della guerra in Afghanistan si apre un nuovo capitolo sia dell'impegno statunitense in quel Paese sia della politica estera americana, che dovrà essere sempre più concentrata su quello che è il reale interesse nazionale.

Joe Biden parla all'America 24 ore dopo il decollo dell'ultimo aereo militare sttunitense dall'aeroporto di Kabul e tenta di voltare definitivamente pagina, difendendo a spada tratta tutte le sue controverse scelte.

Ma è un tentativo disperato, reso quasi vano di fronte a una fuga caotica e umiliante e dalle immagini dei talebani in festa dopo ben vent'anni di un conflitto costato agli americani oltre 2.300 miliardi di dollari (300 milioni al giorno) e più di 2.400 morti tra militari e civili.

Così, mentre si rivolge al Paese fissando le telecamere nella State Dining Room della Casa Bianca, il presidente americano appare sempre più solo, isolato. Sferzato dai repubblicani che ne continuano a chiedere a gran voce l'impeachment o le dimissioni. Ma duramente criticato anche da quelli che lo hanno sempre difeso, con i media liberal che lo accusano di «disastro morale» e mettono in dubbio le sue reali capacità di leadership.

Aria di resa dei conti

Mentre a Washington tira aria di resa dei conti, già dai prossimi giorni, con tanti a tremare nei palazzi del Dipartimento di Stato e del Pentagono, nonché ai vertici dell'intelligence e dentro la stessa Casa Bianca. Con il segretario di Stato Antony Blinken, quello alla Difesa Loyd Austin e il consigliere per la Sicurezza nazionale Jack Sullivan tra gli uomini dell'amministrazione più nel mirino, accusati di aver sottovalutato drammaticamente gli eventi trasformando il ritiro dall'Afghanistan in una catastrofe.

Biden, crollato ai minimi della popolarità, ribadisce però che questa guerra doveva avere una fine, che non si poteva andare avanti in eterno e che l'Afghanistan non è un Paese strategico per gli Stati Uniti.

E pazienza se si contano migliaia di irriducibili dell'Isis-K che si aggirano per Kabul e dintorni: «Li colpiremo ovunque», ha ribadito il presidente, che ha dato ordine ai suoi comandanti «di non fermarsi davanti a nulla» mentre anche al Qaeda si congratula con i talebani per «la vittoria».

«Ora è il tempo della diplomazia e del dialogo»

Ora, spiega Biden, è però il tempo della diplomazia e del dialogo: anche con i talebani se rispetteranno gli impegni, come ha sottolineato Blinken, che intanto ha annunciato il ritiro della rappresentanza diplomatica Usa da Kabul, trasferendola a Doha, in Qatar.

E il primo punto su cui i nuovi leader al potere a Kabul verranno messi alla prova sarà quello dei corridoi umanitari da garantire a chi vuole lasciare il Paese, compresi gli oltre 200 cittadini americani ancora in Afghanistan e che vorrebbero tornare a casa. «Biden li ha abbandonati», accusano i repubblicani, parlando di «decisioni vergognose».

«I talebani dovranno conquistarsi la legittimità sul campo», ha ammonito ancora il capo della diplomazia Usa. Ma intanto, quando alle 11.59 del 30 agosto (ora di Kabul) l'ultimo cargo militare Usa C-17 è decollato dall'aeroporto Hamid Karzai con a bordo le ultime truppe e l'ambasciatore Usa Ross Wilson, Biden nel rispettare la scadenza di fine mese si è lasciato dietro un Paese abbandonandolo al suo destino, come abbandonati al loro destino sono decine di migliaia di afghani che avrebbero dovuto essere protetti per la loro collaborazione con gli Usa ma che non si è riusciti ad evacuare.

Troppo elevato, ribadisce Biden, il rischio di nuovi attentati per non rispettare la scadenza del 31 agosto, con un ritiro che già conta gli ultimi 13 soldati americani morti nell'attentato kamikaze della scorsa settimana. «Un disastro morale – sentenzia il Washington Post – attribuibile non alle azioni del personale militare e diplomatico a Kabul ma agli errori strategici e tattici di Joe Biden e della sua amministrazione».