USA Biden promette di rispondere all'Iran, si rischia l'escalation

SDA

29.1.2024 - 22:03

Nuovo e cruciale dilemma per Joe Biden, riunitosi nella Situation Room della Casa Bianca con il suo team della sicurezza nazionale per decidere quale tipo di rappresaglia lanciare dopo la morte di tre soldati americani – i primi dall'inizio della guerra a Gaza – nell'attacco su una postazione Usa in Giordania, attribuito a «gruppi militanti radicali sostenuti dall'Iran che operano in Siria e Iraq».

Il presidente statunitense Joe Biden in una foto del 28 gennaio 2024. 
Il presidente statunitense Joe Biden in una foto del 28 gennaio 2024. 
KEYSTONE

Da un lato il presidente deve difendersi dagli attacchi di Donald Trump e dalle pressioni dei falchi repubblicani, che minano la sua campagna elettorale dipingendolo come un commander in chief «troppo debole» e chiedendogli di colpire direttamente Teheran.

Ossia lo sponsor politico, finanziario e militare di tutte le milizie ribelli che in meno di quattro mesi hanno sferrato almeno 160 attacchi con droni e razzi contro truppe americane in Iraq, Siria e Yemen (in totale una settantina i feriti), senza contare quelli di Hezbollah in Libano contro Israele.

Biden è nel mirino anche per il fallimento delle difese aeree, che pare non siano riuscite ad intercettare il drone nemico perché confuse dal suo avvicinamento al target mentre un drone americano stava rientrando alla base poi colpita.

Dall'altro il leader dem deve evitare il rischio di una escalation di quella che molti considerano già una guerra d'atrito a bassa intensità con l'Iran e del conflitto a Gaza, cosa che rischierebbe di infiammare il Medio Oriente, terremotare l'economia mondiale e compromettere la sua rielezione alla Casa Bianca.

Gli USA studiano «diverse opzioni» di risposta

«L'America risponderà, nel momento e nel modo che sceglieremo», ha promesso Biden.

E la risposta sarà «molto consequenziale», ha assicurato il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby, spiegando che il presidente sta valutando «diverse opzioni» ma sottolineando che «non cerchiamo una guerra con l'Iran nè un allargamento del conflitto in Medio Oriente».

«Il presidente e io non tollereremo attacchi alle forze statunitensi e prenderemo tutte le azioni necessarie per difendere gli Stati Uniti e le nostre truppe», ha avvisato anche il segretario alla Difesa Lloyd Austin, tornato al Pentagono ad un mese dall'intervento per un cancro alla prostata.

Biden di fronte a un importante dilemma

Finora gli Usa hanno replicato con limitati attacchi aerei ma ora non è facile per la Casa Bianca decidere una risposta più forte contro quella che sulla carta è ancora una 'proxy war', una guerra per procura.

Il raid è infatti stato rivendicato dal gruppo Resistenza islamica in Iraq (coalizione di milizie sciite filo-iraniane), mentre Teheran respinge ogni accusa di coinvolgimento sostenendo che «i gruppi di ribelli nella regione stanno rispondendo ai crimini di guerra e al genocidio del regime sionista e non prendono ordini dall'Iran».

C'è chi ricorda come gli Usa non bombardarono la Cina o l'Urss per il loro coinvolgimento nelle guerre in Corea e Vietnam, così come Mosca non attaccò Washington per il suo sostegno alla resistenza afghana contro l'Armata Rossa, né sta attaccando gli Stati Uniti e i Paesi Nato per il loro supporto a Kiev.

Persino Donald Trump nel 2019 decise all'ultimo momento di non colpire Teheran dopo l'abbattimento di un drone di sorveglianza Usa, seguendo la convinzione dei suoi predecessori che una guerra con l'Iran sarebbe pericolosa e destabilizzante per tutti.

A Biden manca il tempo

Un bombardamento in Iran potrebbe avere un effetto terremoto, dai traffici petroliferi nel golfo di Hormuz a quelli commerciali sul Mar Rosso (con gli Houthi che già imperversano) sino agli Hezbollah, capaci di aprire un nuovo fronte contro Israele.

Certo, la soluzione migliore per Biden sarebbe riuscire a convincere o costringere il premier israeliano Benyamin Netanyahu ad un cessate il fuoco.

Ma nel frattempo deve mostrare i muscoli per far vedere che l'Iran non può restare impunito. Un'opzione sul tavolo, insieme a nuove sanzioni economiche mirate – oltre quelle annunciate oggi insieme a Londra -, sarebbe colpire gli operativi iraniani: in particolare delle forze iraniane al-Quds in Yemen, Iraq, Siria e Libano, come fece Trump con il generale Soleimani.

Ma richiederebbe tempo e Biden ne ha poco.