Lunga battagliaSentenza storica in Brasile, la Corte boccia la legge contro gli indigeni
SDA
22.9.2023 - 18:56
Il primo, importantissimo round lo hanno vinto i nativi brasiliani, in particolare dell'Amazzonia, impegnati contro la deforestazione: il diritto alle loro terre ancestrali non può essere limitato ad uno specifico arco di tempo.
22.09.2023, 18:56
22.09.2023, 18:58
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La Corte suprema del Brasile ha deciso che il diritto alle terre ancestrali dei nativi non può essere limitato ad uno specifico arco di tempo.
La battaglia è ancora lunga: il caso ora si sposta al Congresso di Brasilia.
Per ora, comunque, indios e ambientalisti esultano.
A stabilirlo è stata la Corte suprema (Stf), che a larghissima maggioranza (9 voti a 2) ha dichiarato incostituzionale il cosiddetto «Marco Temporal» (quadro temporale), una tesi giuridica in base alla quale ai popoli indigeni spetterebbero solo le riserve già occupate prima dell'entrata in vigore della Costituzione federale, il 5 ottobre 1988.
La storica sentenza della Stf rappresenta una sonora sconfitta per la potente lobby agricola, appoggiata dall'ex presidente di destra JairBolsonaro.
Ma la battaglia è ancora lunga: il caso ora si sposta al Congresso di Brasilia, dove è in corso una discussione sullo stesso argomento e dove i parlamentari (in maggioranza conservatori) possono ancora approvare una legge che, in teoria, potrebbe porsi in contrasto con la decisione dei giudici supremi.
Indios e ambientalisti soddisfatti
Per ora, comunque, indios e ambientalisti esultano. «Non posso descrivere quello che provo: è un sollievo, un sentimento di vittoria per i miei antenati», ha commentato Jaciara Priprá, 25 anni, di etnia Xokleng. «È una vittoria immensa per noi. La nostra terra rappresenta la vita e la cultura della nostra gente», le ha fatto eco Keli Regina Caxias Popó, di 42 anni.
Intanto un nuovo capitolo della spinosa questione sarà affrontato la settimana prossima dalla stessa Corte: i togati dovranno decidere se far risarcire, in un modo o nell'altro, i latifondisti che utilizzano i terreni da decenni e che ora potrebbero venire «sfrattati» dagli indios.
Il ruolo della presidenza Bolsonaro
Il nodo della delimitazione delle terre indigene era stato temporaneamente sospeso durante il mandato presidenziale di Bolsonaro (2019-2022), secondo cui una loro ridistribuzione avrebbe compromesso lo sviluppo dell'agribusiness.
Per l'ex capitano dell'esercito, inoltre, il gigante sudamericano avrebbe già destinato spazio sufficiente, con le sue riserve, agli indigeni, che secondo l'ultimo censimento sono 1,7 milioni di persone, ovvero lo 0,8% della popolazione totale del Paese di circa 215 milioni di abitanti. Per la Fondazione nazionale dell'indio (Funai), l'area che corrisponde alle comunità originarie del Brasile sarebbe pari a circa 736 terreni sparsi in tutto il Paese, che rappresentano circa il 13,75% del territorio nazionale.
Approccio opposto da parte di Lula
L'attuale presidente progressista, Luiz Inácio Lula da Silva, si è invece subito schierato contro il «Marco Temporal» e a favore dei diritti delle minoranze etniche, tanto da aver creato un apposito ministero dei Popoli indigeni, guidato da Sonia Guajajara, indigena della comunità Guajajara/Tentehar.
«Il Marco Temporal era uno stratagemma pensato per legalizzare il furto di milioni di ettari di terra indigena. Se fosse stato approvato, decine di popoli ne sarebbero usciti devastati», ha commentato Fiona Watson, direttrice del dipartimento Advocacy di Survival International.