È ormai muro contro muro tra l'Unione Europea e il Regno Unito sui negoziati per l'accordo commerciale post-Brexit. Il rischio di un naufragio si fa sempre più reale, mentre si avvicina l'ora del divorzio definitivo.
Boris Johnson non ha apprezzato la ruvidità del linguaggio con cui i 27 leader lo hanno sollecitato a muovere le sue posizioni per raggiungere un'intesa. E il premier ha gradito ancora meno che dalle conclusioni ufficiali del vertice europeo fosse sparito l'impegno ad «intensificare» i negoziati.
Un affronto a cui il britannico ha risposto con una durezza amplificata, affidando ad un video il suo affondo. A meno «di un cambio radicale di approccio» da parte dell'Unione europea, il Regno Unito «deve prepararsi ad un 'no deal'«.
«L'UE – ha argomentato Johnson – ha dimostrato di non voler più negoziare, hanno deciso di non volerci concedere un accordo come hanno fatto con il Canada, e io devo prendermi le mie responsabilità per il futuro del Paese».
Un pugno nello stomaco per Bruxelles
Parole che hanno raggiunto Bruxelles, dove i leader europei erano ancora riuniti, come un pugno nello stomaco. «L'Ue continua a lavorare per un accordo, ma non a qualsiasi costo. Come programmato, il nostro team negoziale sarà a Londra la settimana prossima, per intensificare queste trattative», è subito intervenuta la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, quasi a voler depotenziare l'onda d'urto delle dichiarazioni incendiarie del premier britannico.
«Siamo uniti e determinati a rendere possibile un'intesa», ma ci devono essere le condizioni, ha insistito il presidente del Consiglio, Charles Michel, indicando lo spiraglio ancora aperto, nonostante il passaggio molto stretto.
Anche gli altri leader hanno ribadito la volontà di trovare un compromesso, ma al tempo stesso di voler vedere più sforzi da parte di Londra. Lo ha sottolineato primo tra tutti il presidente francese Emmanuel Macron, ricordando che i temi ancora sul tavolo sono regole per una concorrenza equa, punti fermi sui diritti per la pesca ed un meccanismo di governance che permetta una risoluzione rapida delle controversie.
«Non ci sono le basi per la ripresa»
Più concilianti sono apparsi la tedesca Angela Merkel: «Se vogliamo un accordo entrambe le parti si devono muovere le une verso le altre»; e l'olandese Mark Rutte, convinto che ci sia ancora «spazio di manovra».
Ma le ultime notizie arrivate in serata per bocca di un portavoce britannico, non promettono niente di buono. Dai contatti tra i due capo negoziatori, David Frost e Michel Barnier, è emerso che «non ci sono le basi per la ripresa degli incontri a Londra, da lunedì».
I due si parleranno di nuovo all'inizio della prossima settimana, e c'è da scommettere che nelle prossime ore le colombe europee si metteranno al lavoro per ricostruire i ponti.