Unione europeaBrexit: May, voto a Westminster prima Natale
ATS
25.11.2018 - 15:46
"Prima di Natale i parlamentari voteranno su questo accordo. Sta a loro decidere se muoversi verso un futuro più brillante o aprire la porta ad un nuovo periodo di nuova incertezza". Lo ha affermato la premier britannica Theresa May
Theresa May Brasier è nata a Eastbourne, nel Regno Unito, il 1 ottobre 1956. Dal mese di luglio del 2016 è leader del partito conservatore inglese e primo ministro. Ha preso il posto di David Cameron, anch’egli conservatore, al 10 di Downing Street.Theresa May Brasier è nata a Eastbourne, nel Regno Unito, il 1 ottobre 1956. Dal mese di luglio del 2016 è leader del partito conservatore inglese e primo ministro. Ha preso il posto di David Cameron, anch’egli conservatore, al 10 di Downing Street.
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La sua ascesa politica legata di fatto al referendum che si è tenuto sul territorio britannico il 23 giugno 2016, con il quale i cittadini hanno chiesto di uscire dall’Unione europea. È proprio in seguito al voto, infatti, che Cameron si è dimesso, aprendo le porte dell’esecutivo a Theresa May.
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La leader della destra inglese, seguendo le indicazioni dell’elettorato, ha dunque preso le redini del governo avviando il processo di uscita dall’Ue, la cosiddetta Brexit. Un negoziato che però non appare semplice, sia per ragioni economiche, sia per il nodo rappresentato dalla frontiera in Irlanda del Nord.
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In questa immagine il primo ministro inglese tiene un discorso sulla questione dello sviluppo edilizio a Londra, il 5 marzo 2018.
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La formazione di Theresa May è da geografa. In passato, a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, la conservatrice ha lavorato presso Bank of England, la banca centrale inglese. Quindi è stata assunta per più di un decennio negli organismi britannici che si occupano di fisco.
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L’ingresso in politica arriva negli anni Novanta: nel 1997, dopo due tentativi non andati a buon fine, viene eletta per la prima alla Camera dei Comuni. È stata membro di diversi “governi ombra” (organizzati dall’opposizione per contrastare le politiche dell’esecutivo ufficiale) e presidente del partito conservatore dal 2002 al 2003.
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Nel governo Cameron è stata segretaria di Stato agli Affari interni (tra il 2010 e il 2016) e ministro delle Donne e delle Pari opportunità (tra il 2010 e il 2012).
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In questa foto è ritratta all’esterno del Parlamento di Londra, il 22 marzo 2018, in occasione di una cerimonia di commemorazione delle vittime dell’attacco terroristico avvenuto nella stessa giornata dell’anno precedente. Un cittadino britannico, Khalid Masood, ha investito con un veicolo dei pedoni sul Westminster Bridge, uccidendo cinque persone e ferendone almeno 45.
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Sempre il 22 marzo, Theresa May si è recata a Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo, focalizzato – tra le altre cose - su temi economici e sulle questioni legate alla Brexit.
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In occasione della riunione in Belgio, sono state approvate delle linee guida che saranno utilizzate nel corso dei negoziati, con l’obiettivo di stabilire le nuove relazioni tra il Regno Unito e il resto dell’Europa. Per Theresa May ciò rappresenta uno dei primi passi di un cammino che si preannuncia lungo.
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Nella conferenza stampa al termine del vertice sulla Brexit la premier ha ribadito: "se qualcuno pensa che sia possibile un altro accordo, si sbaglia. Questo è l'accordo sul tavolo, ed è l'unico possibile".
"Non ci deve essere un secondo referendum": "l'opinione pubblica - ribadisce la premier conservatrice - si aspetta che sia ora il Parlamento a votare l'accordo. La maggior parte della gente nel Regno Unito vuole un accordo fatto e che ci concentriamo più chiaramente sui suoi problemi, quelli che contano ogni giorno".
Rispondendo a una domanda sulle sue possibili dimissioni in caso di bocciatura dell'accordo da parte del Parlamento londinese la May ha spiegato che "sono concentrata sull'assicurarmi che quando i parlamentari voteranno su questo accordo si rendano conto dell'importanza di realizzare la Brexit. Questo è fondamentale".
"Non appoggiare l'accordo ci porterebbe indietro a più divisioni e incertezza. Credo che per il Regno Unito sia arrivato il momento di andare avanti, e questo è l'unico accordo possibile, com'è stato reiterato oggi", ha insistito May.
Intanto Keir Starmer, titolare della Brexit nel governo ombra di Jeremy Corbyn, ha preannunciato un "no" del Labour alla ratifica: "questo è un cattivo accordo" per il Regno Unito, "è il fallimento di un negoziato in cui la premier ha passato più tempo alle prese con le liti nel suo partito che a lavorare per l'interesse nazionale, e il Labour voterà contro".
Poco più tardi lo stesso leader laburista Corbyn ha rincarato la dose sostenendo che "questo è un cattivo accordo, risultato di un miserabile fallimento negoziale che ci lascia con il peggio dei due mondi... ed è per questo che il Labour vi si opporrà in Parlamento".
Corbyn ha aggiunto che ora il maggiore partito di opposizione britannico intende "lavorare con altri" per bloccare la ratifica e allo stesso tempo "bloccare la prospettiva di un no-deal". Come alternativa, ha riproposto quello che definisce "il piano sensato messo sul tavolo dal Labour per riunire il paese": piano che "include un'unione doganale permanente (post Brexit) in cui il Regno Unito abbia diritto di parola, un accordo forte con il mercato unico e garanzie per i diritti dei lavoratori, la tutela dei consumatori e la protezione dell'ambiente".
Ma singoli deputati laburisti, come Carline Flint, aprono alla ratifica, rigettando le alternative di un no-deal o d'un referendum bis che "favorirebbe la destra" e la sua propaganda.
Fonti europee riferiscono che secondo le indicazioni della May il voto alla Camera dei Comuni si dovrebbe tenere il 10-11 dicembre.
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