Il coronavirus continua ad assediare l'Europa. Se con oltre 100.000 casi gli Stati Uniti hanno superato l'Italia e la Cina per numero di contagi da Covid-19, al Vecchio Continente resta il triste primato delle vittime – oltre 20.000 delle 28.794 totali.
E la paura che in alcuni Paesi il peggio debba ancora arrivare.
Oltre all'Italia, la situazione più grave rimane quella della Spagna dove è stato registrato il drammatico record di 832 vittime in 24 ore. Il totale dei morti di coronavirus sale così a 5.690, mentre i contagiati sono 72.248.
Il premier Pedro Sanchez ha deciso di chiudere tutte le attività non essenziali per le prossime due settimane. Mentre le autorità sanitarie assicurano che la Spagna è vicina al picco della curva. «Non si sa ancora esattamente quando ma lo stiamo raggiungendo», ha sottolineato in conferenza stampa il direttore del Centro per le Emergenze Sanitarie, Fernando Simon, avanzando l'ipotesi che il fatidico traguardo possa essere raggiunto la prossima settimana.
Ma sono i Paesi 'rimasti indietro' sull'andamento della pandemia che adesso tremano. In Francia il premier Eduard Philippe ha avvertito che «la battaglia è appena cominciata» e i primi 15 giorni di aprile saranno più difficili di quelli passati. Il numero delle vittime è salito a 2.314 e quello dei casi positivi a oltre 30.000. Il premier francese ha dovuto difendere l'azione del suo governo dalle accuse di aver risposto in modo tardivo. «Abbiamo deciso l'isolamento quando è diventato necessario», si è giustificato. E il ministro della Salute ha annunciato l'avvio di un programma serrato di test: 50.000 al giorno da qui fino alla fine d'aprile.
La tensione sale anche nel Regno Unito, dove i morti per il Covid-19 hanno superato ormai la soglia dei 1.000 e i contagi quella dei 17.000. La prestigiosa rivista scientifica The Lancet ha attaccato duramente Downing Street per aver adottato una strategia iniziale «fallimentare» che non ha minimamente tenuto in considerazione le raccomandazioni dell'Oms. E un piano attuale che rende impossibile al Nhs fronteggiare l'emergenza. Nell'editoriale, firmato dal direttore Richard Horton, sono riportate alcune testimonianze degli operatori sanitari che definiscono la gestione della crisi da parte dell'esecutivo britannico «uno scandalo» ed «un crimine».
Con il premier Boris Johnson in isolamento, il punto sul coronavirus lo ha fatto il direttore medico del Nhs Stephen Powis. «Potremo considerare di aver fatto bene se riusciremo a rimanere sotto i 20mila morti» nel Regno Unito, ha dichiarato chiedendo al popolo britannico di «restare in isolamento a casa per salvare delle vite». Ma la vera sfida sono i letti di terapia intensiva, in particolare a Londra che è la città più colpita dal virus. La capitale non è ancora satura, ha assicurato, ma ci stanno aggiungendo posti di terapia in continuazione perché «il numero di pazienti aumenta ogni giorno».
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