Norme anti-migranti La Corte Ue: «Ungheria e Polonia violano il diritto europeo»

SDA

16.11.2021 - 22:06

Immagine d'illustrazione
Immagine d'illustrazione
KEYSTONE/EPA/NICOLAS BOUVY

Nuovo schiaffo a Polonia e Ungheria dalla Corte europea. I giudici del Lussemburgo hanno mostrato il cartellino rosso a Budapest per le norme anti-migranti del cosiddetto pacchetto «Stop Soros», mentre il no-go a Varsavia è arrivato sul potere del guardasigilli di trasferire i giudici, minandone l'indipendenza.

Entrambe i casi contrastano con la legge dell'Unione, è stata la conclusione dei togati, facendo segnare un nuovo punto a Bruxelles, impegnata da mesi in un estenuante braccio di ferro con i due governi, sullo stato di diritto.

Un colpo seguito da una doccia fredda per i sovranisti. Le principali forze del Parlamento europeo hanno infatti inviato una lettera alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per chiederle di non approvare il Pnrr polacco, fino a quando Varsavia non avrà soddisfatto tutte le condizioni. In particolare quella sull'indipendenza dei giudici.

Una sfida, quella sulla magistratura, che la Polonia rischia di pagare davvero cara, vista anche la multa record da un milione di euro al giorno, del 27 ottobre, per il mancato rispetto delle misure provvisorie della Corte Ue sulla camera disciplinare.

Nuovo affondo contro il guardasigilli

E il nuovo affondo è stato diretto proprio contro il guardasigilli, il potente Zbigniew Ziobro. «Il diritto dell'Unione osta al regime in vigore in Polonia che consente al ministro della Giustizia di distaccare i giudici presso organi penali superiori.

Distacco al quale, il ministro, che è anche procuratore generale, può porre fine in ogni momento senza motivo», si legge nella sentenza. Il requisito dell'indipendenza dei giudici – viene spiegato – «impone che le norme su un distacco presentino le garanzie per evitare qualsiasi rischio di controllo politico».

Ma Varsavia ha tirato dritto. Per il viceministro, Sebastian Kaleta, il verdetto non è che «un altro tentativo di destabilizzare politicamente il sistema giudiziario polacco».

E ha fatto spallucce anche l'Ungheria di fronte alla condanna della «stop Soros» (dal nome del finanziare e filantropo americano di origini magiare, accusato dal premier Viktor Orban di essere il regista di trame per favorire l'invasione dei richiedenti asilo musulmani in Europa).

«La nostra posizione sui migranti non cambia», ha fatto sapere il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs. «Ci riserviamo il diritto di agire contro le attività delle organizzazioni non governative finanziate dall'estero» che come Open society, sostenuta da Soros, cercano» di interferire o «promuovere la migrazione».

Cosa prevede il pacchetto ungherese

Il pacchetto ungherese prevede la criminalizzazione dell'immigrazione clandestina e fino ad un anno di carcere per chi favorisce l'ingresso e la permanenza illegale nel Paese, conferendo al ministro dell'Interno il potere di veto a ong che si ritiene rappresentino un «rischio per la sicurezza nazionale».

Secondo la Corte Ue, «la configurazione come reato» di queste attività «è in contrasto con l'esercizio dei diritti garantiti dal legislatore dell'Unione in materia di sostegno ai richiedenti protezione internazionale». Un altro modo insomma per dire che si tratta di leggi liberticide.