Dura repressioneDilaga la protesta in Iran, raffica di scioperi
SDA
12.10.2022 - 20:42
Non solo manifestazioni per strada e nelle università ma anche scioperi un po' ovunque e in diversi rami d'attività.
12.10.2022, 20:42
SDA
La protesta in corso da più di tre settimane in Iran si estende anche al mondo del lavoro con operai, insegnanti, avvocati e commercianti dei bazar che hanno interrotto le loro attività in solidarietà con le manifestazioni per Mahsa Amini, la 22enne curda morta il 16 settembre a Teheran dopo essere stata arrestata perché non portava il velo in maniera adeguata.
Lo sciopero ha coinvolto per la prima volta varie categorie professionali ma già da lunedì gli operai di alcuni stabilimenti petrolchimici avevano incrociato le braccia e manifestato davanti alle fabbriche.
«Morte al dittatore»
Mentre gli attivisti denunciano limitazioni sempre più frequenti all'accesso a internet, sono proseguite le dimostrazioni per le strade di Teheran, Mashhad, Esfahan, Rasht, Kerman, Chabahar, Karaj, Gargan e Sanandaj, città della provincia del Kurdistan dove nei giorni scorsi si erano già verificati duri scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.
«Non vogliamo la Repubblica Islamica» e «morte al dittatore» sono alcuni degli slogan intonati dai dimostranti, mentre la protesta è continuata anche in alcuni atenei della capitale Teheran e il direttore della ong con sede a Oslo 'Iran Human Rights» (Ihr), Mahmood Amiry-Moghaddam, ha denunciato l'escalation di arresti e violenze nei confronti di studenti e scolari.
Repressione violenta
I video pubblicati sui social media dagli attivisti mostrano spesso una dura repressione delle forze di sicurezza contro i manifestanti mentre, secondo Ihr, il bilancio delle vittime dall'inizio delle manifestazioni è salito a 201 morti, tra i quali 23 minori.
Nel frattempo, la Magistratura ha incriminato 125 manifestanti arrestati durante dimostrazioni nella capitale Teheran e nella provincia meridionale di Hormozgan.
Studenti «corretti » con trattamenti psicologici
Tra le migliaia di persone che sono finite in custodia per le proteste, alcuni studenti sono stati mandati in «centri per il trattamento psicologico».
Lo ha fatto sapere il ministro dell'Istruzione iraniano, Yousef Nouri, dichiarando che quando gli esperti «saranno riusciti a rimuovere gli aspetti antisociali del loro carattere, gli studenti saranno stati 'corretti' e saranno liberati».
Anche la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha fatto riferimento a «un lavoro a livello culturale» necessario per alcuni tra i dimostranti che ha definito «esagitati».
La magistratura dovrebbe invece occuparsi di «agenti del nemico o in linea con il nemico» presenti nelle manifestazioni, ha detto accusando l'Occidente di avere incoraggiato le proteste in reazione allo sviluppo economico dell'Iran.
Si contesta l'ingerenza europea
«L'unico modo per risolvere il problema è la resistenza», ha tuonato Khamenei criticando le «potenze arroganti» che per contrastare le mosse dell'Iran verso lo sviluppo avrebbero «elaborato piani stupidi, fornito sostegno finanziario e anche portato alcuni politici dagli Stati Uniti e dall'Europa sul teatro» delle dimostrazioni per Mahsa.
«Non permetteremo a nessuna parte dall'interno o dall'esterno dell'Iran di prendere di mira la sicurezza nazionale del Paese», ha affermato invece il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, contestando «l'ingerenza dell'Europa nei nostri affari interni».
Ha pure minacciato di rispondere all'Unione europea riguardo alle sanzioni che Bruxelles è in procinto di adottare in reazione alla repressione delle forze di sicurezza iraniane contro le manifestazioni.