Crimine organizzato Ecuador ad un passo dalla guerra civile, 8 morti a Guayaquil

SDA

10.1.2024 - 08:48

Soldati pattugliano la sede del governo e residenza ufficiale del presidente Daniel Noboa a Quito.
Soldati pattugliano la sede del governo e residenza ufficiale del presidente Daniel Noboa a Quito.
Keystone

È di otto morti e due feriti il bilancio delle violenze a Guayaquil, città portuale dell'Ecuador, epicentro dell'ondata di violenza generalizzata che attraversa il paese andino.

Le vittime – ha riferito il sindaco Aquiles Alvarez in una conferenza stampa – sono state registrate nel corso di diversi attacchi contro la popolazione civile e contro la polizia registrati nel corso della giornata di ieri.

Un commissariato è stato colpito da un attentato, mentre due addetti alla sicurezza di un centro commerciale sono stati freddati dai criminali per aver impedito l'accesso ai locali affollati. In tutto sono state arrestate 14 persone.

Presa di ostaggi in TV, coprifuoco e ospedali chiusi

Martedì pomeriggio un gruppo di uomini armati e incappucciati ha inoltre fatto irruzione, in diretta, in uno studio del canale pubblico TC, prendendo in ostaggio diversi giornalisti e tecnici e minacciandoli di morte. Le forze speciali della Polizia sono poi riuscite a liberare gli ostaggi e ad arrestare parte degli aggressori.

In seguito al coprifuoco entrato in vigore in città alle 23.00 (le 05.00 in Svizzera) il trasporto su gomma e la circolazione sono sospese, mentre l'accesso all'aeroporto – che resta aperto – è limitato solo alle persone in possesso di biglietto. Le aree sensibili e i penitenziari sono circondati dalle forze armate.

Il ministero della salute ha disposto la sospensione a data da destinarsi di tutti i servizi ambulatoriali, ricoveri e interventi chirurgici programmati, sottolineando che nel paese saranno garantiti solo i servizi di emergenza negli ospedali.

Ben 21 gruppi di Narcos in azione, esercito mobilitato

Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato lo stato di «conflitto armato interno» a seguito delle violenze generalizzate messe in atto da organizzazioni criminali di narcotrafficanti.

Nel decreto firmato ieri, martedì, ad integrazione di quello con cui ha introdotto uno stato di emergenza per 60 giorni, Noboa ha elencato la presenza sul territorio nazionale di ben 21 gruppi del crimine organizzato transnazionale, caratterizzati come «organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti».

L'articolo 3 del decreto dispone «l'immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l'integrità».

La decisione adottata nel tentativo di arginare le azioni delle criminalità ha generato una serie di rappresaglie dei narcotrafficanti contro contro istituzioni e forze dell'ordine.

Caos in tutto il Paese

Le autorità dell'Ecuador hanno ordinato l'evacuazione immediata del parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito. Decisione analoga è stata adottata dalle istituzioni pubbliche di altre città, tra cui Guayaquil. Anche molti commercianti di Quito hanno deciso di chiudere i battenti e mandare a casa i lavoratori in anticipo.

In tutto il paese sono stati segnalati scontri, saccheggi in centri commerciali e auto date alle fiamme. Le autorità hanno chiesto alla popolazione di rimanere in casa.

Da parte sua il governo del Perù ha disposto l'invio immediato di un contingente della Direzione delle operazioni speciali (Diroes) della Polizia al confine con l'Ecuador «per rafforzare la sicurezza alla frontiera».