EsteroFemminicidi in Messico: quando le donne vengono trattate come spazzatura
sda
4.12.2017
Femminicidi in Messico: quando le donne vengono trattate come spazzatura
In alcune zone del Messico il numero di femminicidi è spaventosamente alto e costante. Queste croci chiedono «Verdad» (verità) e «Justicia» (giustizia).
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Zurisadai Sevilla depone fiori sulla tomba della sorella Jessica Sevilla. La brutale morte di Jessica fa parte di un’ondata di femminicidi verificatasi nello stato più densamente popolato del Messico, che con 16 milioni di abitanti circonda su tre lati la capitale, Città del Messico. Alla luce dei numerosi casi di assassinio a danno di donne il governo federale nel 2015 per quello stato ha diramato l’allarme sulla violenza a sfondo sessuale.
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Amici e parenti di Jessica Sevilla Pedraza si incontrano al cimitero. Jessica era stata rapita da uomini armati mentre era alla guida della sua auto, racconta Juana, la madre, che ad agosto ha dovuto identificare il cadavere della figlia 29enne all’obitorio. La giovane donna era stata uccisa con uno sparo in testa e poi decapitata. E gli assassini le avevano poi scuoiato il cranio. «Non capisco», dice le Pedraza. «Perché questa furia? Perché tutto quest’odio?»
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
La situazione ha provocato l’indignazione dell’opinione pubblica, sfociata in manifestazioni di protesta. Alcune delle morti sono da ricondurre a violenza domestica, mentre in altri casi si tratta a quanto pare di crimini occasionali da parte di sconosciuti. Spesso i cadaveri vengono profanati e poi abbandonati in luoghi pubblici, fatto che viene interpretato come messaggio per le altre donne: non esistono luoghi, orari o comportamenti sicuri.
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Nella statistica nazionale lo stato del Messico è al secondo posto dopo la capitale, con 346 femminicidi dal 2001. Tra gennaio e luglio di quest’anno il numero di crimini rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è diminuito, ma questo non può essere certo interpretato come segnale di miglioramento: lo sottolinea il ministro pubblico Dilcya Garcia Espinoza de los Monteros, incaricata di indagare sui delitti a sfondo sessuale.
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Juana Pedraza ricorda la figlia assassinata. Dopo che Jessica Sevilla era scomparsa dalla cittadina Villa Cuauhtemoc, nei pressi della capitale messicana, la madre si era rivolta alle autorità, che però inizialmente l’avevano mandata via. I funzionari le avevano detto di tornare dopo due giorni, qualora la figlia non fosse ricomparsa, racconta la donna. «Questa è grave negligenza, perché forse mia figlia ora sarebbe ancora in vita.»
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Paola Flores e Jesus Gonzalez hanno perso la figlia, Sagrario Gonzalez (17 anni), assassinata dopo essere stata violentata.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Soprattutto Juárez, città al confine con la texana El Paso, già da tempo era tristemente nota per i casi di femminicidio.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Dal 1993 nella città sono state uccise quasi 400 donne.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Sia a Città del Messico che nell’omonimo stato la gran parte dei casi di femminicidio si verifica nei comuni poveri della periferia che presentano un elevato tasso di violenza, corruzione e impunità. Sono pochi i colpevoli che pagano per i delitti commessi.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Gli esperti ritengono che a causa della definizione poco chiara il numero ufficiale di femminicidi sia un dato poco affidabile e in ogni caso troppo basso. Atti di violenza quali ad esempio la scomparsa di persone spesso non vengono rilevati ai fini statistici e restano impuniti.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Alcune delle donne violentate e uccise avevano appena tredici anni.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Femminicidi in Messico: quando le donne vengono trattate come spazzatura
In alcune zone del Messico il numero di femminicidi è spaventosamente alto e costante. Queste croci chiedono «Verdad» (verità) e «Justicia» (giustizia).
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Zurisadai Sevilla depone fiori sulla tomba della sorella Jessica Sevilla. La brutale morte di Jessica fa parte di un’ondata di femminicidi verificatasi nello stato più densamente popolato del Messico, che con 16 milioni di abitanti circonda su tre lati la capitale, Città del Messico. Alla luce dei numerosi casi di assassinio a danno di donne il governo federale nel 2015 per quello stato ha diramato l’allarme sulla violenza a sfondo sessuale.
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Amici e parenti di Jessica Sevilla Pedraza si incontrano al cimitero. Jessica era stata rapita da uomini armati mentre era alla guida della sua auto, racconta Juana, la madre, che ad agosto ha dovuto identificare il cadavere della figlia 29enne all’obitorio. La giovane donna era stata uccisa con uno sparo in testa e poi decapitata. E gli assassini le avevano poi scuoiato il cranio. «Non capisco», dice le Pedraza. «Perché questa furia? Perché tutto quest’odio?»
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
La situazione ha provocato l’indignazione dell’opinione pubblica, sfociata in manifestazioni di protesta. Alcune delle morti sono da ricondurre a violenza domestica, mentre in altri casi si tratta a quanto pare di crimini occasionali da parte di sconosciuti. Spesso i cadaveri vengono profanati e poi abbandonati in luoghi pubblici, fatto che viene interpretato come messaggio per le altre donne: non esistono luoghi, orari o comportamenti sicuri.
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Nella statistica nazionale lo stato del Messico è al secondo posto dopo la capitale, con 346 femminicidi dal 2001. Tra gennaio e luglio di quest’anno il numero di crimini rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è diminuito, ma questo non può essere certo interpretato come segnale di miglioramento: lo sottolinea il ministro pubblico Dilcya Garcia Espinoza de los Monteros, incaricata di indagare sui delitti a sfondo sessuale.
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Juana Pedraza ricorda la figlia assassinata. Dopo che Jessica Sevilla era scomparsa dalla cittadina Villa Cuauhtemoc, nei pressi della capitale messicana, la madre si era rivolta alle autorità, che però inizialmente l’avevano mandata via. I funzionari le avevano detto di tornare dopo due giorni, qualora la figlia non fosse ricomparsa, racconta la donna. «Questa è grave negligenza, perché forse mia figlia ora sarebbe ancora in vita.»
Immagine: Rebecca Blackwell/AP/dpa
Paola Flores e Jesus Gonzalez hanno perso la figlia, Sagrario Gonzalez (17 anni), assassinata dopo essere stata violentata.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Soprattutto Juárez, città al confine con la texana El Paso, già da tempo era tristemente nota per i casi di femminicidio.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Dal 1993 nella città sono state uccise quasi 400 donne.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Sia a Città del Messico che nell’omonimo stato la gran parte dei casi di femminicidio si verifica nei comuni poveri della periferia che presentano un elevato tasso di violenza, corruzione e impunità. Sono pochi i colpevoli che pagano per i delitti commessi.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Gli esperti ritengono che a causa della definizione poco chiara il numero ufficiale di femminicidi sia un dato poco affidabile e in ogni caso troppo basso. Atti di violenza quali ad esempio la scomparsa di persone spesso non vengono rilevati ai fini statistici e restano impuniti.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
Alcune delle donne violentate e uccise avevano appena tredici anni.
Immagine: Keystone/AP Photo/Elizabeth Dalziel
L’America Latina e i Caraibi sono le regioni del mondo in cui le donne subiscono più violenza. Alla luce di tanta violenza e assassinii a sfondo sessuale l’ONU ha pubblicato una relazione che lancia un campanello dall’allarme.
Il tasso di violenze sessuali extraconiugali a danno delle donne, secondo i dati dell’ONU, in quelle aree è la più alta al mondo. Tre su dieci paesi che presentano il più elevato tasso di violenze sessuali al mondo si trovano proprio nella regione caraibica. Il numero di donne assassinate in America centrale raggiunge livelli "devastanti".
Due donne su tre verrebbero assassinate proprio in quanto tali, riporta la relazione dell’Entità delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere (UN Women) e del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) pubblicata di recente.
Dal documento emerge che la zona più pericolosa è il cosiddetto Triangolo settentrionale formato da Honduras, El Salvador, Guatemala e Messico. In quell’area i casi di femminicidio e di violenza raggiungono una diffusione "epidemica", ha dichiarato Eugenia Piza-Lopez dell’UNDP. In molti casi i delitti sono collegati con la malavita organizzata.
Il Triangolo settentrionale è considerato la regione fuori dalle zone di guerra più pericolosa al mondo, soprattutto perché vi operano bande criminali e i cartelli della droga. In 24 di 33 stati dell’America Latina e dei Caraibi esistono leggi contro la violenza domestica, documenta la relazione, tuttavia solo nove di questi paesi hanno promulgato leggi conto altre forme di violenza a danno delle donne, in ambito pubblico e privato.
La “piaga” della violenza
Sedici di questi stati, secondo quanto evidenzia il report, nel Codice penale contemplano il femminicidio come reato. In pochi paesi vengono punite anche forme più recenti di reati, tra cui la cibercriminalità, la violenza politica o le aggressioni con l’acido, ma nonostante questi passi avanti la “piaga” della violenza rimane una minaccia per i diritti umani, la salute e la sicurezza pubblica, constata l’ONU.
L’organizzazione suggerisce di rafforzare le istituzioni e la politica della regione, investendo anche maggiori risorse a sostegno delle donne; sottolinea inoltre la necessità di combattere determinate norme culturali di stampo "patriarcale" che alimentano la disuguaglianza tra i sessi.
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