Terremoto in Francia Macron sfida le destre, Le Pen candida Bardella

SDA

10.6.2024 - 21:56

Colpo di scena, mossa da campione di poker, sfida, scommessa: è lunga la lista dei termini usati per il gesto di Emmanuel Macron, che domenica sera a pochi minuti dall'annuncio dei risultati delle europee ha sciolto il Parlamento e indetto elezioni fra tre settimane. Obiettivo: far uscire allo scoperto l'estrema destra, ma anche stanare i francesi e chiedere loro se – al di là di un voto di protesta antimacroniana – intendano davvero farsi governare per la prima volta nella storia dai lepenisti.

Il presidente francese Emmanuel Macron partecipa alla cerimonia per l'80° anniversario del massacro di 643 persone da parte delle forze tedesche naziste a Oradour-sur-Glane, nel sud-ovest della Francia, il 10 giugno 2024 (immagine illustrativa).
Il presidente francese Emmanuel Macron partecipa alla cerimonia per l'80° anniversario del massacro di 643 persone da parte delle forze tedesche naziste a Oradour-sur-Glane, nel sud-ovest della Francia, il 10 giugno 2024 (immagine illustrativa).
KEYSTONE/EPA/LUDOVIC MARIN / POOL MAXPPP OUT

Keystone-SDA

«Ho fiducia nella capacità del popolo francese di fare la scelta più giusta, per se stesso e per le generazioni future», ha assicurato Macron. Ma è una scommessa azzardata. Nella quale, come scrive Jérôme Fenoglio, direttore di Le Monde, «la posta in gioco siamo noi».

Marine Le Pen, 20 anni di opera di sdoganamento prima del Front National ereditato dal padre Jean-Marie, poi del suo Rassemblement National, ha raccolto il guanto della sfida: «siamo pronti a governare». E già proietta il suo delfino Jordan Bardella, che con il 31,36% dei voti – più del doppio dei macroniani – ha sbaragliato gli avversari, verso la poltrona di premier.

A 28 anni e senza esperienza istituzionale in coabitazione con un presidente esperto e pronto a tutto, sembra più una roulette russa che una partita di poker. Ma la decisione è ormai presa, fra 3 settimane si vota, fra 6 giorni devono essere presentate le liste.

Leader e partiti riuniti

Sferzati dall'imprevisto, leader e partiti quasi sempre incapaci di accordarsi fra loro si sono riuniti lunedì pomeriggio per quelle che vengono definite dagli osservatori «le grandi manovre». Che, per il momento, non hanno dato però alcun risultato.

Più promettenti quelle della destra rispetto all'atavica inconciliabilità fra gauche riformista e radicale. Fin da ieri sera, infatti, la gauche – France Insoumise dell'oltranzista Jean-Luc Mélenchon, che sta però cedendo via via il passo al più aperto François Ruffin, Partito socialista, comunisti ed ecologisti – si divide fra «union de la gauche», fronte popolare, fronte repubblicano e altre varianti della categoria.

Si fa strada l'ipotesi del Fronte popolare, che rimanda agli anni Trenta e che è un'ipotesi di alleanza fondata su proposte politiche della sinistra. Contro la destra, ma anche anti-Macron. Diversa dal Fronte Repubblicano, l'intesa elettorale fra tutti i partiti che ha funzionato per decenni ed è servita a sbarrare la strada all'estrema destra sostenendo in ogni circoscrizione il suo avversario, chiunque fosse. O

ggi sembra l'ipotesi meno praticabile, vista la spaccatura irrimediabile fra macroniani e gauche. Gli occhi sono puntati verso colui che ha riportato i socialisti a una quota accettabile, Raphaël Glucksmann (13,8% delle preferenze), ma la sua incompatibilità con i radicali de La France Insoumise complica un'equazione già difficile.

Il ruolo di Jordan Bardella

Nel campo dei vincitori si registra la «mano tesa» di Jordan Bardella a Marion Maréchal, la nipote di Marine Le Pen che ha guidato la lista di Eric Zemmour, il polemista di estrema destra, superando lo sbarramento del 5%. Nel pomeriggio Marion è andata a sondare la zia e Bardella, uscendone certa di avere davanti a sé «una scelta». Bardella le ha riconosciuto «un atteggiamento costruttivo, a differenza di Zemmour».

Ma per il momento «sono solo discussioni». Bardella sa che «da soli vincere è difficile». E ha avuto anche contatti con alcuni esponenti dei Républicains. Marion, intanto, ha già un appuntamento con il leader poco malleabile del suo partito, Zemmour, ma andrà a consultare anche Nicolas Dupont-Aignan, presidente del piccolo partito sovranista «Debout la France».

In questa fase delicatissima, ogni apporto di voti o di risorse politiche può essere decisivo. L'estrema destra, mai così vicina al potere in Francia, tenta di alzare l'asticella al 40%, dove si può arrivare unendo Bardella-Le Pen a Zemmour e agli altri rappresentanti minori che non hanno mai raccolto altro che preferenze simboliche. Stavolta, intravedono il miraggio del governo del Paese.