Medio OrienteEcco il piano di Sinwar, capo di Hamas rintanato nei tunnel a Gaza, per salvarsi la vita
SDA
6.9.2024 - 11:33
I documenti trovati dall'esercito israeliano il 29 agosto, lo stesso giorno in cui sono stati recuperati i corpi dei sei giovani ostaggi giustiziati in un tunnel di Rafah, forniscono nuovi dettagli dei segretissimi piani di Yahya Sinwar sul futuro, suo e della sua famiglia.
06.09.2024, 11:33
06.09.2024, 11:35
SDA
L'intelligence israeliana, che ha avuto conferma pure nell'interrogatorio di un alto funzionario di Hamas catturato a Gaza, ha riferito al Jewish Chronicle come il leader di Hamas intende uscire di scena: fuggire in Iran attraverso il Corridoio Filadelfia portandosi dietro gli ostaggi.
Probabilmente gli stessi 22 rapiti senza cui non fa un passo tra i tunnel per sottrarsi alla vendetta di Israele.
Secondo la testata Sinwar, nonostante la sua propaganda abbia grande sostegno internazionale, conosce la realtà dei fatti: sa che la capacità militare di Gaza ha subito un colpo mortale in 11 mesi di guerra.
L'unica soluzione è fuggire?
Così come è ben consapevole di non avere chance, da sottoterra per di più, di tornare a governare l'enclave e l'ingente fiume di dollari che prima della guerra arrivava da mezzo mondo.
L'unica soluzione è fuggire, portandosi dietro le due mogli, i figli piccoli e gli ostaggi come scudo umano.
Ma per tagliare la corda bisogna attraversare il Sinai, passando dal Corridoio Filadelfia. La zona cuscinetto che il premier Netanyahu vuole tenere a tutti i costi sotto il controllo dell'Idf.
I negoziati in corso da settimane per raggiungere un accordo su tregua e rilascio degli ostaggi sono incagliati proprio sulla 'linea rossa' posta da Hamas – via l'Idf dal Corridoio – e il rifiuto pubblico di Netanyahu.
Il portavoce degli USA cambia comunicazione
Minore pressione, fa notare il Jewish Chronichle, è arrivata sul Corridoio Netzarim, che taglia la Striscia in due, perché non è una via di fuga.
Ed ecco perché – dicono gli analisti – negli ultimi otto mesi non è stato raggiunto alcun accordo o compromesso, nonostante gli sforzi di Stati Uniti, Egitto e Qatar. Né Netanyahu né Sinwar, per motivi opposti, hanno voluto cedere rispetto alle loro posizioni sul corridoio Filadelfia.
Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Kirby giovedì ha marcato il cambiamento della comunicazione dichiarando ai giornalisti: «Il più grande ostacolo a un accordo è Hamas, non c'è dubbio».
Intanto i nuovi punti aggiunti al piano dei colloqui per arrivare a un accordo per la liberazione degli ostaggi e la tregua a Gaza prendono forma in queste ore in base a indiscrezioni di fonti Usa e israeliane.
Ma emergono anche forti timori per l'irrigidimento delle posizioni di Hamas comunicate la scorsa settimana nell'incontro a Doha.
C'è un accordo sul 90% dei dettagli, ma ...
Il gruppo islamista ha alzato la posta, chiedendo in cambio della liberazione delle cinque soldatesse-osservatrici rapite il 7 ottobre il rilascio di più persone rispetto ai 150 ergastolani palestinesi detenuti in Israele indicati nei mesi scorsi.
Insomma, aumentare il numero delle richieste per poi ottenere l'unico risultato veramente cercato.
«Hamas ha messo sul tavolo questioni problematiche e diverse rispetto alle richieste delle scorse settimane», ha detto un funzionario Usa durante un briefing a Washington mercoledì sera mostrandosi scettico sulla reale volontà di Hamas di arrivare a una decisione.
Tuttavia, ha stimato, finora è stato raggiunto un accordo sul 90% dei dettagli.
Intanto è emerso che nella nuova proposta di compromesso americana si prevede l'aggiunta di una nuova fase nel progetto: quando tutti gli ostaggi saranno liberati, l'Idf si ritirerà dalla maggior parte dell'asse di Filadelfia mantenendo una presenza tra il gate di Rafah e quello di Kerem Shalom.
Giustiziati sei ostaggi
La giornata di ieri, giovedì, in Israele è stata infine segnata da un video straziante diffuso da Hamas e un'ennesima notizia drammatica.
Nel filmato parla Carmel Gat, uccisa la scorsa settima a Gaza con altri 5 ostaggi, dice che sarà «forte per la sua famiglia fino a che l'incubo non finirà».
Eden Yerushalmi, giustiziata anche lei, pesava solo 36 chili dopo 11 mesi di stenti. «Come a Auschwitz», hanno commentato i media israeliani.