Guerra in Medio Oriente Israele blocca gli aiuti dell'Unrwa per i palestinesi nella Striscia di Gaza

SDA

24.3.2024 - 21:21

Palestinesi sfollati camminano in una strada dopo che l'esercito israeliano ha chiesto ai residenti della città di Khan Yunis di lasciare le loro case e dirigersi verso i campi di Rafah vicino al confine con l'Egitto.
Palestinesi sfollati camminano in una strada dopo che l'esercito israeliano ha chiesto ai residenti della città di Khan Yunis di lasciare le loro case e dirigersi verso i campi di Rafah vicino al confine con l'Egitto.
KEYSTONE

Alla gente stremata di Gaza ora non arriveranno più nemmeno gli aiuti dell'Unrwa.

Dopo l'attacco di sabato al segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, accusato di aver trascinato le Nazioni Unite verso una deriva antisemita e di fatto fiancheggiatrice del terrorismo, Israele ha deciso di bloccare i convogli alimentari dell'organizzazione Onu per i profughi palestinesi verso il nord della Striscia provocando l'ira del suo capo, Philippe Lazzarini, che in un post su X ha accusato lo stato ebraico senza mezzi termini: «È oltraggioso e intenzionale ostacolare l'assistenza salvavita durante una carestia provocata dall'uomo».

Un muro contro muro Israele-Onu che sembra non lasciare spazio ad alcuno spiraglio di dialogo, come conferma la reazione dura del direttore dell'Oms.

Tedros Adhanom Ghebreyesus ha chiesto che la «decisione sia urgentemente revocata» sottolineando che «bloccare le consegne di cibo da parte dell'Unrwa significa di fatto negare alle persone che muoiono di fame la possibilità di sopravvivere».

Difficile che Israele torni sui suoi passi

Ma è difficile che Israele torni sui suoi passi, convinta com'è della collusione tra Hamas e dipendenti a vario titolo dell'Unrwa nella Striscia. E non solo. Gli ospedali, ripete l'Idf dall'inizio dell'operazione di terra a Gaza, sono di fatto delle basi dei terroristi.

Proseguono da una settimana le perlustrazioni nell'ospedale Shifa dove, ha riferito il portavoce militare, sono stati finora catturati «480 terroristi affiliati ad Hamas e alla Jihad islamica» e «sono state trovate armi e infrastrutture terroristiche».

E nelle ultime ore mezzi blindati e ruspe militari hanno preso posizione nelle immediate vicinanze degli ospedali Amal e Nasser, situati in due diversi rioni di Khan Yunis, parte di una più vasta operazione finalizzata allo «smantellamento di infrastrutture terroristiche e alla eliminazione dei terroristi», ha reso noto il portavoce militare.

Possibili «conseguenze» per Israele se invadesse Rafah

Intanto, sulla decisione annunciata all'inizio di marzo dal premier israeliano Benyamyn Netanyahu di una operazione a vasto raggio a Rafah, è intervenuta a gamba tesa la vice presidente americana Kamala Harris. In un'intervista all'emittente Abc ha suggerito che potrebbero esserci «conseguenze» per Israele se andasse avanti con l'invasione di Rafah dove vivono in condizioni precarie quasi un milione e mezzo di sfollati.

«Siamo stati chiari in molteplici conversazioni e in ogni modo che qualsiasi grande operazione militare a Rafah sarebbe un enorme errore», ha detto Harris e ha aggiunto: «Ho studiato le mappe. Non c'è nessun posto dove quelle persone possono andare». Tradotto, c'è il rischio di un'ecatombe aggiuntiva ai 32'226 morti denunciati da Hamas.

E sul fronte internazionale una dura presa di posizione è arrivata anche dal presidente francese Emmanuel Macron che ha avvertito Netanyahu che qualsiasi «trasferimento forzato» della popolazione costituirebbe un «crimine di guerra».

Ancora in alto mare i colloqui di Doha

Ancora in alto mare, anzi sulle montagne russe, i colloqui di Doha per la liberazione degli ostaggi.

Dopo l'apertura israeliana alla proposta americana sul rapporto che dovrebbe essere stabilito fra la liberazione di ciascun israeliano ostaggio di Hamas ed il numero di prigionieri palestinesi reclusi in Israele che dovrebbero essere rilasciati, c'è stata la reazione negativa di Hamas per il mancato «riferimento al cessate il fuoco e al ritiro delle forze da Gaza».

In serata, invece, uno spiraglio. Secondo l'emittente Channel 12, Israele ha trasmesso ad Hamas un documento dettagliato su tre fasi di un accordo per il rilascio degli ostaggi. I nuovi numeri parlano di una disponibilità, in una prima fase, a liberare tra i 700 e gli 800 detenuti palestinesi in cambio di 40 ostaggi durante una tregua di sei settimane.

C'è, secondo la tv, anche una serie di proposte per il ritorno di una parte degli sfollati civili nel nord della Striscia. Israele esclude invece un ritiro totale del suo esercito da Gaza. Una condizione che difficilmente Hamas potrà accettare.