Il reportage sulla guerra «Hamas ci ha rovinato», a Gaza cresce la rabbia

SDA

10.12.2023 - 19:22

Un palestinese cammina accanto alla sua casa distrutta dal bombardamento israeliano di Al Zawayda, nel centro della Striscia di Gaza.
Un palestinese cammina accanto alla sua casa distrutta dal bombardamento israeliano di Al Zawayda, nel centro della Striscia di Gaza.
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«Che Dio se li porti via! Fanno il gioco di Israele, saremo costretti a lasciare la Striscia per colpa loro». Dopo nove settimane di guerra, cresce la collera nei confronti di Hamas e i suoi leader, in particolare quelli che vivono all'estero.

La rabbia si traduce in invettive, non solo nei mercati dove il peso del conflitto pesa soprattutto sulla gente comune che non riesce più a permettersi generi di prima necessità, ma anche tra le persone che rivestivano un ruolo sociale elevato e che in passato avevano sostenuto attivamente Hamas, o comunque avevano saputo conviverci. Nei colloqui con l'agenzia italiana Ansa, tuttavia, tutti gli intervistati hanno chiesto di restare anonimi.

«Questi ci hanno trascinato all'inferno», dice un uomo di 52 anni che a causa dei combattimenti è sfollato in una scuola nel nord della Striscia. «In passato pensavamo che la resistenza armata fosse la strada per la liberazione della Palestina. Quella era stata anche la nostra sensazione il 7 ottobre».

Ma adesso la situazione sul terreno si ritorce a danno dei palestinesi. «Il nord della Striscia – dice – è totalmente distrutto. Quando torneranno alle loro case, gli sfollati le troveranno in rovina. Molti non avranno altra scelta che lasciare la Striscia. Altro che liberare la Palestina! Hamas rischia anzi di provocare un esodo in massa, fa il lavoro di Israele».

«Il raccolto è rimasto nei campi, e presto sarà da buttare»

Un agricoltore di 70 anni attivo nel sud della Striscia nutre un rancore analogo. «La guerra mi ha provocato un ingente danno economico. Il raccolto è rimasto nei campi, e presto sarà da buttare. E poi il combustibile entrato nella Striscia è stato prelevato da Hamas, a noi agricoltori non è giunta nemmeno una goccia, bloccando le nostre attività. Quelli sono buoni solo a esigere tasse sempre più esose, ma non fanno mai niente per il popolo».

«Io prego – conclude – che dopo la guerra non resti più nessuno di Hamas sul terreno». «Che Dio li umili, così come loro hanno umiliato noi». In passato frasi del genere avrebbero spesso acceso dibattiti fra i sostenitori e i critici di Hamas. Ma adesso quelle maledizioni non destano più opposizione.

E molti dirigenti di Hamas vivono nel agiatezza

La rabbia sale ancora di più quando qualcuno nomina i dirigenti di Hamas che vivono all'estero, spesso in condizioni molto agiate. In particolar modo desta ostilità il leader politico Ismail Haniyeh che, pur essendo nato in un campo profughi, avrebbe poi accumulato una ricchezza notevole.

Come lui che vive a Doh, altri dirigenti politici di Hamas originari di Gaza e poi trasferitisi all'estero con le famiglie sono adesso oggetto di critiche feroci. «Loro dall'estero guardano alla Striscia come se fosse un pollaio. O forse, come una mucca da mungere in continuazione».

Con la fine della guerra – è la previsione di alcuni – avrà inizio un esodo massiccio. La ricostruzione di Gaza e delle sue infrastrutture richiederà necessariamente molti anni e i più giovani – questa la sensazione diffusa – preferiranno cercare un futuro all'estero.

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