Crisi ucraina Il Donbass è in fiamme, Putin: «La situazione peggiora», e Biden raduna l'Occidente

ATS / sam

18.2.2022

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy controlla le armi durante una visita, giovedì 17 febbraio, alle guardie costiere ucraine a Mariupol, regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy controlla le armi durante una visita, giovedì 17 febbraio, alle guardie costiere ucraine a Mariupol, regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale.
AP

Il Donbass è una polveriera già in fiamme. Rimane infatti altissima la tensione in Ucraina e venerdì è esplosa quando i leader delle due repubbliche separatiste, al suono delle sirene, hanno ordinato l'evacuazione dei civili in Russia e lanciato un appello alle armi.

ATS / sam

18.2.2022

Il tutto è avvenuto a causa dell'intensificarsi dei bombardamenti dell'artiglieria e a seguito dello scoppio di un'autobomba vicino al palazzo del governo di Donetsk, seguiti dal reciproco scambio di accuse tra secessionisti e ucraini.

«Quello che sta accadendo» nell'Ucraina dell'est «è molto preoccupante e potenzialmente molto pericoloso», ha ammonito il portavoce del Cremlino. «La situazione si sta deteriorando», ha rincarato il presidente russo Vladimir Putin, convinto che gli occidentali troveranno «una scusa» per infliggere sanzioni a Mosca senza rispondere alle sue istanze sulla sicurezza europea, che Berlino ha liquidato come «richieste da Guerra Fredda».

Putin, che ha offerto 10'000 rubli (circa 125 franchi) per ogni evacuato, continua a gonfiare i muscoli e a far sentire sempre di più i tamburi di quello che per gli Stati Uniti è un attacco imminente, dopo la mossa «cinica e crudele» di sfollare i residenti del Donbass e le «provocazioni» dei tiri di artiglieria.

Nonostante il Cremlino continui a parlare di parziale ritiro, l'ambasciatore statunitense presso l'OSCE Michael Carpenter ha stimato che Mosca abbia ammassato sino a 190 mila effettivi «vicino e dentro» l'Ucraina, considerando anche le repubbliche secessioniste.

Manovre russe come prova generale di un attacco a breve?

Non solo. Sabato Putin supervisionerà le manovre delle sue forze strategiche insieme al suo più stretto alleato in questa crisi, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, a coronamento dei loro ‹war games› comuni.

Le esercitazioni russe, ha spiegato il Ministero della difesa di Mosca, «coinvolgeranno forze ed equipaggiamenti appartenenti alle Forze Aerospaziali, al Distretto Militare Meridionale, alle Forze Missilistiche Strategiche, alla Flotta del Nord e alla Flotta del Mar Nero», con l'obiettivo di verificare la preparazione dei comandi militari e degli equipaggi dei sistemi missilistici, delle navi da guerra e dei bombardieri strategici per svolgere le loro missioni, nonché di verificare l'affidabilità delle armi delle forze strategiche nucleari e convenzionali.

Manovre che, alla luce di quanto sta succedendo, sembrano a molti la prova generale di un attacco a breve, senza più temere di irritare il presidente cinese Xi Jinping che ormai sta concludendo i suoi Giochi di Pechino.

Biden ha radunato l'Occidente e sentito gli alleati

Di fronte all'escalation, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha radunato l'Occidente e sentito gli alleati in una conference call prima di parlare nuovamente dalla Casa Bianca.

Il commander in chief sta tenendo aperta la via del negoziato diplomatico sulla sicurezza europea e giocando l'unica altra carta a disposizione: l'unità con gli europei e la minaccia di sanzioni rapide e severe in caso di invasione.

Per questo ha deciso di risentirli tutti insieme in una videochiamata e fare il punto della situazione: il premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Boris Johnson, il premier canadese Justin Trudeau, il presidente polacco Andrzej Duda e il presidente della Romania Klaus Johannis, oltre al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e, per la Ue, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel.

Una mobilitazione parallela a quella del G7

Una mobilitazione, quella di Biden, parallela a quella del G7, con una riunione dei leader giovedì prossimo, preceduta sabato da un incontro dei ministri degli Esteri a margine della conferenza di Monaco sulla sicurezza, dove la vice presidente Kamala Harris esordisce sul dossier ucraino mentre i capi della diplomazia e della difesa americani tengono aperti i contatti con i loro omologhi russi.

Fu proprio da una Conferenza di Monaco - dove oggi dopo tanti anni la Russia è assente e sul banco degli imputati - che Putin lanciò nel 2007 la sua sfida all'Occidente e contro l'allargamento della Nato.