Dopo l'assalto al Congresso Il generale Milley ha cercato di limitare l'accesso di Trump al nucleare

DPA/dor/uri/pab

15.9.2021

Il generale Mark Milley (a destra), capo di stato maggiore, durante una conferenza stampa al Pentagono accanto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo diversi media, Milley ha cercato di limitare il potere di Trump sulle armi nucleari. (Archivio)
Il generale Mark Milley (a destra), capo di stato maggiore, durante una conferenza stampa al Pentagono accanto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo diversi media, Milley ha cercato di limitare il potere di Trump sulle armi nucleari. (Archivio)
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I vertici militari statunitensi avevano perso la fiducia nel giudizio dell'ex presidente Donald Trump? Secondo nuove indiscrezioni divulgate da diversi media, potrebbe essere stato il caso dopo l'assalto a Capitol Hill.

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Dopo che il Campidoglio degli Stati Uniti è stato preso d'assalto il 6 gennaio, il capo dello Stato maggiore Mark Milley avrebbe preso accordi segreti per limitare il legittimo comando delle armi nucleari dell'allora presidente Donald Trump, secondo quanto riportato dai media a stelle e strisce.

A rivelarlo sono stati soprattutto la CNN e il quotidiano Washington Post martedì, citando un libro non ancora pubblicato che tratta della fine della presidenza di Trump.

Il famoso giornalista investigativo Bob Woodward, quello dello scandalo del Watergate che portò alle dimissioni del presidente Nixon nel 1974, e un corrispondente di lunga data del «Washington Post», Robert Costa, scrivono in «Peril» che Milley era scosso dopo che i sostenitori di Trump hanno preso d'assalto il Campidoglio.

Ha quindi convocato una riunione riservata con i comandanti interessati l'8 gennaio per assicurarsi che non ci potesse essere un attacco militare offensivo senza la sua approvazione. «Qualunque cosa vi venga ordinato di fare, seguite la procedura. Procedete seguendo la procedura. E io sono parte di questa procedura», ha detto Milley. In seguito, si dice che Milley abbia chiesto direttamente a tutte le persone coinvolte se lo avessero capito.

«Sanno che è pazzo»

Secondo quanto riferito, gli autori del libro, in uscita il 21 settembre, sono in possesso anche di una trascrizione di una conversazione telefonica tra Milley e la presidente della Camera dei Rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi.

Secondo la trascrizione, Pelosi ha detto a Milley, parlando di Trump nella conversazione dell'8 gennaio: «Sai che è pazzo. Lo è da molto tempo». Al che Milley, che è stato nominato da Trump nel 2019, avrebbe risposto: «Sono d'accordo con te su tutto».

«Dobbiamo proteggere il popolo statunitense»

Pelosi, che detiene la terza carica istituzionale più alta, aveva anche rilasciato un comunicato stampa dopo la telefonata di gennaio. All'epoca, ha detto di aver parlato con Milley per evitare che un «presidente instabile» possa «lanciare attacchi militari» o ordinare un «attacco nucleare».

Trump «non potrebbe essere più pericoloso e dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per proteggere il popolo americano» e la democrazia, disse Pelosi in quel momento.

Nonostante la sua sconfitta alle elezioni del 3 novembre 2020, Trump è rimasto comunque presidente degli Stati Uniti fino al 20 gennaio, come previsto dalla costituzione, e quindi anche comandante in capo delle forze armate per 14 giorni dopo l'assalto al Campidoglio, che, giova ricordarlo, ha provocato la morte di cinque persone. In senso stretto, i militari non potevano sfidare apertamente i suoi ordini.

Milley comunica con Pechino

Milley, che ora serve come principale consigliere militare del presidente democratico Joe Biden, si dice anche che abbia avuto due conversazioni con la sua controparte cinese durante il periodo, secondo le rivelazioni contenute nel libro, per prevenire i timori della leadership comunista di un possibile attacco statunitense.

Milley avrebbe parlato al telefono con il generale Li Zuocheng poco prima delle elezioni statunitensi, il 30 ottobre, e di nuovo l'8 gennaio. Durante la seconda telefonata, Milley avrebbe detto ai cinesi: «Siamo coerenti al 100%. Ma la democrazia a volte può essere sciatta».