Le polemiche non si placano Mentre il piano Ruanda è legge nel Regno Unito, nella Manica c'è stata una nuova tragedia

SDA

23.4.2024 - 21:52

Immagine d'illustrazione
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Il contestato piano Ruanda – sventolato come una bandiera pre-elettorale dal Governo conservatore di Rishi Sunak, con l'impegno a trasferire in Africa a scopo dissuasivo quote di richiedenti asilo sbarcati illegalmente in Inghilterra – è da oggi legge nel Regno Unito. Ma le polemiche non si placano, e nemmeno si fermano le tragedie del mare nella Manica.

L'iniziativa ha ricevuto nella notte il previsto via libera finale del Parlamento di Westminster, dove la Camera non elettiva dei Lord si è piegata alla fine secondo prassi al volere della maggioranza politica di quella dei Comuni, che ne aveva approvato da tempo la legge attuativa.

Epilogo arrivato dopo un ping pong di emendamenti presentati dai lord, e regolarmente bocciati dai deputati Tory, al culmine di una seduta fiume imposta ieri dall'esecutivo per chiudere la partita di fronte «all'ostruzionismo» imputato ai laburisti.

Quindi il testo – riproposto in versione bis in forma tale da aggirare una precedente bocciatura della Corte Suprema – è passato nelle mani di Carlo III per l'atto dovuto del Royal Assent (la firma automatica del provvedimento legislativo da parte del re in veste di capo di Stato).

Sulla carta ora il Governo, salvo nuovi tentativi di ricorso od ostacoli organizzativi, avrà bisogno di «10-12 settimane» per far partire i primi voli, come già anticipato da Sunak che dalla Polonia – dove è in visita – ha inneggiato all'approvazione del piano come alla premessa di «un cambiamento radicale nell'equazione globale» sul fenomeno migratorio.

Uno strumento attraverso il quale si mira a rendere chiaro a chi entra «illegalmente nel Regno Unito» che «non sarà in grado di restarvi», ha tagliato corto il premier – figlio d'immigrati indiani in prima persona – ribadendo che «nulla ci fermerà».

Procedure accelerate per identificare un primo gruppo di «clandestini»

Per far seguire alle parole i fatti, l'esecutivo ha fatto sapere stamane a stretto giro, tramite fonti dell'Home Office (il dicastero dell'Interno), di aver accelerato le procedure per l'identificazione d'un primo gruppo di «clandestini» con «bassa probabilità» di vedere accolta le domande di asilo sull'isola: destinati a partire con i primi aerei in volo per Kigali verosimilmente a luglio, stando alla scadenza indicata ieri dopo l'ultimo slittamento.

Candidati alla 'deportazione' alcuni dei quali – ad esempio un iraniano – hanno informato i media di essere stati intanto raggiunti da messaggini telefonici ministeriali di preavviso.

Efficacia e praticabilità del piano Ruanda da dimostrare

Il potenziale di dissuasione del piano Ruanda in termini di efficacia e praticabilità concreta rimane tuttavia da dimostrare, costi esorbitanti e contestazioni interne e internazionali in materia di diritti umani a parte.

Mentre giusto oggi, nelle acque della Francia del nord (Paese di partenza dei viaggi finali verso le coste inglesi delle «piccole imbarcazioni» degli scafisti che Sunak afferma di voler bloccare in nome delle promesse del dopo Brexit dopo mesi di arrivi record) si è consumato un ennesimo dramma.

Con l'affondamento di un battello al largo della spiaggia di Wimereux, nel dipartimento di Pas-de-Calais, la morte di almeno 5 migranti (compreso un bambino) e il recupero a bordo di un rimorchiatore di un centinaio di superstiti nell'ambito nei soccorsi coordinati dalla Marine Nationale.

«Questi viaggi sono pericolosi, come dimostrano le tragiche morti nella Manica», ha commentato Sunak a caldo. «È lo status quo che costa tante vite», gli ha fatto eco il suo ministro dell'Interno James Cleverly (giunto proprio oggi in Italia per discutere con il collega Matteo Piantedosi di cooperazione contro l'immigrazione illegale), non senza cogliere l'occasione per rivendicare al piano Ruanda l'obiettivo di «fermare i barconi dei trafficanti di esseri umani» e scoraggiarne le traversate micidiali.

Modo sbagliato di combattere i flussi migratori

Fra gli attivisti che criticano il progetto si sottolinea però come queste vicende tragiche siano testimonianze di una disperazione che nessun giro di vite legislativo può davvero comprimere.

Mentre in una nota congiunta l'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Volker Türk, e il suo omologo per i Rifugiati, Filippo Grandi, tornano a denunciare il piano Ruanda (condannato pure dal Consiglio d'Europa) come «un pericoloso precedente a livello globale»: avvertendo il governo Sunak che «i flussi irregolari di rifugiati e migranti» vanno sì combattuti, ma «sulla base della cooperazione internazionale e del rispetto dei diritti dell'uomo».